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All'ospedale di Kabul si opera come 4000 anni fa
Inserito il 24 dicembre 2004 alle 13:06:35 da admin. Stampa Articolo | Stampa Articolo in pdf
Craniotomie random
Brandine di legno e paglia, stracci sporchi di feci ed urina, topi che squittendo scappano via al nostro passare, un odore acre insopportabile che penetra nelle narici e nei pori della pelle. Non stiamo entrando in un carcere dimenticato dal mondo o in qualche capanna alla periferia di una metropoli del terzo mondo ma a Kartasè l'ospedale pubblico di Kabul. I pazienti sono abbandonati per terra o in brande fatiscenti adagiati come cadaveri uno sull'altro. Non ci sono materassi, mancano servizi igenici o di semplice pulizia ed è completamente assente l'assistenza infermieristica, gli scarafaggi corrono dappertutto e miriadi di mosche depositano le loro larve sulle ferite dei pazienti incoscienti. Non riusciamo a credere a quello che appare ai nostri occhi, parliamo con un medico che ci racconta le situazioni fatiscenti nelle quali sono costretti a prestare soccorso: «non esiste la possibilità di disinfettare gli strumenti, difficilmente è disponibile una terapia antibiotica adeguata e qualche volta anche l'utilizzo dell'anestetico è impossibile». Per trattare gli ematomi subdurali provocati da una trauma cranico i chirurghi sono costretti ad agire esattamente come facevano gli antichi egizi più di 4000 anni fa. Infatti senza alcun supporto farmacologico e non essendo possibile eseguire esami radiografici per focalizzare correttamente la lesione, con un trapano provocano dei buchi casuali nel cranio del paziente fino a quando riescono a trovare l'ematoma da drenare. Una situazione questa simile anche negli altri reparti sia chirurgici che medici dove mancano medicinali, cateteri, aghi e filo di sutura, garze e guanti sterili ma soprattutto manca la possibilità di eseguire esami del sangue, delle urine e delle feci i macchinari per le radiografie rislagono agli anni 40 e manca in tutto l'Afhanistan la possibilià di eseguire una Tac o dializzare i pazienti con l'insufficienza renale che sono costretti a morire o a trasferisrsi in Pakistan.
Una situazione assurda che è però da collegare a 30 anni di guerra ed integralismo che la popolazione di questo paese è stata costretta a subire. Benché molti aiuti siano arrivati in Afghanistan da ONG, paesi occidentali e da privati quello che manca è l'educazione alla civiltà e l'istruzione. I regimi integralisti hanno vietato per anni l'istruzione e la comunicazione. Non è mai esistita la radio e la televisione, le popolazioni dei villaggi sparsi nel vasto territorio montuoso per mancanza di soldi, macchinari e per un clima ostile non hanno potuto scambiarsi nemmeno informazioni verbali. La cultura scolastica ma anche quella popolare progressivamente è stata dimenticata e le nuove generazioni hanno insegnato sempre meno a quelle successive con il risultato che in Aghanistan c'è la più alta mortalità materna al parto di tutto il mondo. Nessuno infatti è più a conoscenza di come girare un bambino se non si presenta correttamente al travaglio o cosa fare se il parto risulta più difficile del previsto. E sempre per mancanza di cultura in Afghanistan c'è la più alta percentuale al mondo di nati malformati. In questo paese infatti è tradizione che il marito compri la propria moglie in denaro o in oggetti; ma essendo tutte famiglie estremamente povere gli uomini sono costretti a scegliere la sorella o la cugina che costano molto meno perché loro parenti. Noi da tempo sappiamo che l'accoppiamento fra consanguinei è la prima causa di malformazione fetale ma ancora in Afghanistan questo argomento è vietato perché invenzione dell'occidente.
Quello che oggi risulta più drammatico è che questo paese viene progressivamente sempre più escluso dagli aiuti umanitari. A Kabul ancora sono operative numerose organizzazioni che molto fanno per la popolazione, fra queste spiccano la Cooperazione Italiana, la GVC, la SPES e il CIMIC dell'Esercito Italiano, ma i soldi stanno per finire e di conseguenza anche gli aiuti. Invece proprio in questo momento dove tanto è stato fatto nella fase di emergenza tanto dovrebbe essere fatto per riproporre una cultura ad una popolazione allo sbando che meriterebbe un'adeguata istruzione. Se non permettiamo a questo paese di camminare con le sue gambe per poter poi correre con i paesi vicini tutto quello che è stato fatto fin'ora sarà stato fatto invano. L'afghanistan ritornarà quindi dimenticato come era prima dell'11 settembre, dimenticato dall'occidente, dagli uomini, ma speriamo non dimenticato da Halla.
Massimiliano Fanni Canelles
 
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