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RU486 in Italia
Inserito il 13 settembre 2005 alle 00:04:00 da admin. Stampa Articolo | Stampa Articolo in pdf
Chi ha dato l'autorizzazione?
«Manderò gli ispettori al Sant´Anna di Torino. Non a caso ho parlato di rispetto delle procedure e il compito spetta all´Agenzia Italiana del Farmaco. Il nuovo protocollo sulla sperimentazione della "pillola abortiva" sarà stato anche spedito, ma non è mai arrivato al ministero della Salute. E il ministero non ha mai autorizzato nulla. Voglio anche capire come è avvenuto l´arruolamento delle 400 donne, perché vedo il rischio di un approccio ideologico alla questione: si usano metodi sbrigativi per sopprimere una vita umana, mentre c´è gente che alza il sopracciglio quando qualcuno cerca di salvarne una, come con la terapia Di Bella». Il ministro della Salute Francesco Storace non si sottrae alle polemiche dopo l´avvio della sperimentazione della RU 486, annunciato ieri da "Repubblica".
«Le procedure seguite dal Sant´Anna di Torino sono corrette e, paradossalmente, sono già state verificate dal ministero della Salute - precisa il ginecologo Silvio Viale, uno dei medici dell´équipe torinese, il progetto è stato a lungo analizzato dagli ispettori della Farmacovigilanza, che nel luglio del 2004 hanno trasmesso il parere positivo espresso dalla V sezione del Consiglio Superiore di Sanità. Se il ministro Storace vuole compiere ulteriori passi di verifica è il benvenuto. Da un punto di vista medico-scientifico devo ricordagli che tutti quelli che si sono occupati della sperimentazione hanno finito per dare un parere favorevole».
D´altro canto, secondo l´équipe degli sperimentatori e la direzione sanitaria del Sant´Anna, la modifica del protocollo è avvenuta accogliendo i rilievi del Consiglio superiore di Sanità: l´assunzione finale della seconda pillola, quella che provoca l´aborto, avverrà in day-hospital dove la donna sarà tenuta sotto controllo per 24 ore. Anche se negli altri Paesi europei, dove l´uso RU 486 è autorizzata da molti anni, l´aborto, che deve avvenire entro le prime sette settimane dal concepimento, può avvenire anche a casa. Ovviamente (?) sotto il controllo dei medici.
Ma gli ostacoli, i dubbi, non finiscono qui. Il professor Nello Martini, direttore generale dell´Agenzia Italiana del Farmaco, si domanda: «L´ospedale Sant´Anna ha importato un farmaco non registrato in Italia, mentre la legge prevede che venga autorizzato dall´Aifa. A noi non è giunta alcuna richiesta, necessaria visto che si tratta di una sperimentazione clinica. Va da sé che se il comitato etico chiede il permesso noi non glielo negheremo. Seconda questione: chi sosterrà i costi della sperimentazione? Di solito è la casa produttrice del farmaco, ma non ci è stato comunicato».
Alla prima domanda risponde il dottor Silvio Viale: «Il "mifepristone", la RU 486, ha già avuto il parere favorevole dell´Agenzia del farmaco, che l´ha inserito nell´elenco dei farmaci importabili per usi specifici. L´augurio è che anche in Italia venga attivata la registrazione, o in alternativa, sia indicato come importare la pillola». Critico Francesco D´Agostino, presidente del Comitato nazionale di Bioetica: «L´uso della RU 486 può aprire la strada ad una privatizzazione dell´aborto fuori dal controllo ospedaliero, contravvenendo alla legge sull´aborto».

 
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