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Il processo alla malasanita': troppe le accuse pretestuose |
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un caso reale
Si e' cominciato con un caso reale: una paziente, nel corso di un intervento di asportazione di un nodulo tiroideo benigno, veniva riconosciuta invece affetta da malattia neoplastica. Il chirurgo modificava l' intervento in corso effettuando una tiroidectomia totale allargata, nel corso della quale veniva pero' leso uno dei nervi deputati alla fonazione, con postumi permanenti a carico del linguaggio. Questi postumi rappresentano elementi di colpa professionale? E il chirurgo si e' comportato correttamente cambiando tipologia di intervento senza chiedere preventivamente il consenso della paziente? Di fronte ad una Corte composta di autentici magistrati, i periti si sono dati battaglia sostenendo, come sovente accade, tesi diametralmente opposte. Il PM, ritenendo fondate le accuse, soprattutto sotto l' aspetto del mancato consenso, chiedeva la condanna del chirurgo a dieci mesi di reclusione per lesioni personali gravissime. La difesa sosteneva la "causa di necessita'", che obbligava il medico ad agire tempestivamente e decisamente nell' interesse dell' assistito. Il chirurgo veniva assolto con formula ampia; in sede di discussione, pero', si evidenziava come fosse necessario integrare e specificare meglio le informative dirette ai pazienti, specificando anche le possibili complicazioni che si possano verificare in corso di intervento; si faceva capire implicitamente che, qualora la complicazione chirurgica si fosse verificata in circostanze non urgenti, il consenso routinario e generico ottenuto preventivamente non sarebbe stato ritenuto valido.
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