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Parkinson studiato negli ex-prigionieri di guerra
Inserito il 30 settembre 2000 da admin. - neurologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



E’ stato da alcuni postulato il sospetto di una maggiore incidenza di malattie neurodegenerative tra i sopravvissuti ai campi di concentramento della seconda guerra mondiale, soprattutto tra coloro che erano vissuti in ambienti di estrema malnutrizione. Sono state percio’ studiate le cartelle cliniche di 11.000 ex prigionieri deceduti tra il 1952 e il 1997. La mortalita’ globale e’ risultata inferiore a quella prevista in base ai dati epidemiologici della popolazione generale con una minore incidenza di morbo di Parkinson rispetto al prevedibile. Lo stesso andamento e’ stato osservato per altre malattie degenerative (sclerosi multipla o altro genere: ictus cerebrale, cardiopatia ischemica, TBC). Sono risultati invece prevalenti le affezioni epatiche probabilmente in correlazione a pregressa infezione da virus di epatite "B" e "C". Gli autori concludono che il periodo di prigionia non ha avuto effetti sulla proprieta’ di insorgenza di malattie neurodegenerative in questi pazienti.
(n.d.r.: e’ da tenere presente pero’ che le cartelle cliniche esaminate (circa 11.000) costituiscono meno del 10% dei soggetti richiusi nei campi dei prigionieri di guerra in mano giapponese che sono state in totale circa 140.000).
D.Z.: (Lancet 1999;354:2116-20)

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