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Fibromialgia: muscoli e tendini alla ricerca di una terapia
Inserito il 24 novembre 2004 da admin. - reumatologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La fibromialgia è un'entità nosologica descritta e codificata da tempo, assai diffusa, specie nelle donne, che determina un sensibile scadimento della qualità di vita. La terapia è spesso deludente e mancano studi adeguati sull'effetto dei vari rimedi proposti.

Per fibromialgia si intende una sindroma clinica caratterizzata da dolore spontaneo e/o provocato a livello dell'apparato muscolare, legamentoso e tendineo, associato a rigidità. Le zone più colpite sono il collo e le spalle, la zona dorso-lombare e talora la coscia. La sindrome colpisce più frequentemente donne e non ha una causa riconosciuta. Il dolore può essere localizzato ad una zona particolare, associato a rigidità e contratture muscolari, oppure diffuso a più distretti. La palpazione di alcune zone (trigger points) esacerba il quadro doloroso. La sindrome va differenziata da altre patologie di tipo muscolo-scheletrico: gli esami di laboratorio sono negativi per flogosi e quelli radiologici possono mostrare alterazioni artrosiche ma non sono di aiuto nella diagnosi. L'andamento della malattia è capriccioso: spesso vi è un'apparente risoluzione spontanea con successive riaccensioni. Il trattamento ottimale non è chiaro. Una revisione della letteratura conclude che gli studi clinici al riguardo sono limitati dal fatto di essere di breve durata e di qualità non ineccepibile. In ogni caso i dati disponibili suggeriscono una certa efficacia dei triciclici a basse dosi, dell'esercizio fisico, della terapia cognitiva comportamentale e della educazione del paziente. Altre terapie proposte, come per esempio l'iniezione dei trigger points con anestetici o steroidi, non sono state adeguatamente valutate.

Fonte: JAMA. 2004 Nov 17; 292:2388-2395.
Link: http://jama.ama-assn.org/cgi/content/abstract/292/19/2388
Commento
Vari fattori possono fungere da momenti scatenanti: esposizione al freddo, stress, infezioni virali, ecc. In molti casi vi è un sottostante terreno di ansia, depressione o tendenza alla somatizzazione. La diagnosi, come s'è detto, è di esclusione. Un utile criterio ex-juvantibus è la scarsissima risposta agli antinfiammatori, anche se non si può escludere che singoli pazienti ne possano trarre un certo beneficio. La prognosi è comunque benigna anche se la qualità di vita del paziente risulta inevitabilmente compromessa e gli alterni risultati ottenibili con la terapia lo preoccupano al punto che spesso vagabonda da uno specialista all'altro in cerca di una improbabile soluzione.
Renato Rossi

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