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I danni della medicina difensiva: un problema per tutti
Inserito il 29 luglio 2005 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Le procedure di medicina difensiva si vanno sempre più diffondendo, provocando rischi inutili e costi per la società.

Uno studio di ricercatori dell'università dell' Iowa dimostra che i medici del Pronto Soccorso, di fronte ad un paziente
con dolore toracico, tendono a prescrivere molti esami, accertamenti strumentali e ad abbondare nel ricovero per timore di essere accusati in seguito di "malpractice" in caso di errore. Questi risultati sono evidenti non solo nei pazienti che clinicamente hanno elevate probabilità di avere una sindrome coronarica acuta ma anche nei soggetti a basso rischio. Il team di esperti conclude lo studio affermando che questo atteggiamento difensivo finisce col far aumentare il numero dei ricoveri e degli esami richiesti e che in futuro dovranno essere presi in considerazione anche scenari clinici e contesti diversi, come per esempio la medicina territoriale.

Fonte:
Ann Emerg Med 2005. doi:10.1016/j.annemergmed.2005.04.016.

Commento di Renato Rossi
La medicina difensiva sta prendendo sempre più piede anche in Italia. Pur non avendo raggiunto i livelli esasperati registrati negli USA, anche da noi sono aumentate le cause per errori professionali (o supposti tali). Nella maggior parte dei casi i medici accusati vengono prosciolti dalle accuse, ma è indubbio che il fatto stesso di doversi difendere di fronte ad un giudice causa comunque notevole stress psicologico nel sanitario coinvolto. Ma il fatto più allarmente è il ricorso ad una medicina che tende ad aumentare in maniera ipertrofica le richieste di esami, visite specialistiche, accertamenti strumentali e ricoveri, nell'ottica di difendersi in caso di accuse di malpractice. D'altra parte come non giustificare atteggiamenti del genere? Le linee guida non offrono le risposte a tutto anche perchè non vi è certezza che in un eventuale giudizio i periti (e i giudici) ne tengano in debito conto. Si tratta, come è di tutta evidenza, di un problema grave e reale, che si ritorce alla fine contro la società in genere e contro gli stessi malati. La medicina difensiva provoca in effetti un aumento della spesa sanitaria, delle liste di attesa, degli esami (talora anche non scevri di pericoli), eseguiti al solo scopo di dimostrare che si è fatto tutto il possibile. Una aberrazione che fa il pari con la sempre più diffusa idea di una medicina onnipotente che tutto guarisce e risolve, strombazzata dai media a pieni polmoni (basta accendere la televisione o aprire una rivista o un magazine per rendersene conto). Salvo poi, quando il paziente si accorge che la cosa non funziona, innescare talora proprio un meccanismo di rivalsa sul medico, ritenuto incapace e quindi colpevole di raggiungere risultati originati da aspettative esagerate e non realistiche. I rimedi non sono facili nè a portata di mano perchè presupporrebbero cambiamenti radicali nelle concezioni imperanti che nessuno ha interesse a proporre.

Commento di Luca Puccetti
Solo per ribadire quanto più volte affermato. La concezione contrattualistica della medicina anglosassone e l'assunzione a totem della EBM in ambito scientifico senza che siano stati posti paletti ben precisi in ambito giuridico sta trasformando la pratica della medicina. Le conseguenze sono un aumento vertiginoso dei costi e rischi inutili per i pazienti. La soluzione è impossibile dato che passa per una riforma della giustizia e una drastica riduzione del potere giurisdizionale dei giudici. Inoltre i media stanno proponendo al grande pubblico una medicina ipertecnologica che tutto può e che non conosce limiti. Limiti che invece tutti dovrebbero conoscere e accettare. Anche una soluzione come quella che si sta prospettando in America (versamento preventivo di grosse somme da parte del querelante a cauzione e dissuasione) nel contesto italiano sarebbe impossibile senza una riforma costituzionale. Ricordiamo che in questo paese persiste il risvolto penale della responsabilità professionale anche per fatti colposi. Personalmente ritengo profondamente sbagliata tale impostazione che viene usata come strumento di pressione nelle cause civili e che distrugge stimati professionisti. L'errore è connaturato con le pratiche mediche, sanzionarlo addirittura penalmente è assurdo. In questo modo si crea un incentivo a negarlo o a minimizzarne la portata e dunque a non tovare le soluzioni atte a rimuoverlo o minimizzarlo. Ribadisco che in democrazia solo gli eletti dal popolo possono decidere quale sia il punto di equilibrio tra il diritto al risarcimento per un danno patito da singoli e la sostenibilità generale del sistema salute pubblico.

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