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Influenza aviaria: è giustificato l'allarmismo sul rischio pandemico?
Inserito il 22 settembre 2005 da admin. - infettivologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Influenza aviaria: un esperto non condivide l'allarmismo.

Continua la pubblicazione di notizie sull'influenza aviaria. E' stato segnalato un altro caso di infezione umana, questa volta in Vietnam, il che porta ad un totale di 70 casi diagnosticati con 27 decessi. L'OMS lancia l'allarme: "Gli stati non si facciano trovare impreparati dalla pandemia". L'esplosione di influenza aviaria avverrà, non si sa quando, ma è solo questione di tempo. Secondo molti esperti sembra che il virus N5H1 stia rapidamente acquisendo la capacità di trasmettersi da uomo a uomo. Nel nostro paese le autorità sanitarie invitano a vaccinarsi contro l'influenza "normale" perchè questo permette almeno di evitare una malattia che potrebbe essere aggravata da quella aviaria se la pandemia dovesse verificarsi nella stagione invernale prossima. Nello stesso tempo continuano i controlli veterinari sui polli: quelli italiani sono sicuri e per ora esenti dal virus aviario.

Fonte: La Repubblica 20 settembre 2005; 222: 22

Commento di Renato Rossi

Non si può nascondere che le notizie diffuse a ritmo sempre più crescente dai mass media sono preoccupanti.
Se dovesse scoppiare una pandemia di influenza aviaria potremmo veramente trovarci di fronte a scenari apocalittici, con milioni di morti. Il rischio è che possa avvenire una variazione nel patrimonio genetico del virus, che potrebbe acquisire alcuni caratteri del virus influenzale umano e in tal modo la capacità di trasmettersi da uomo a uomo. Purtroppo questo tipo di virus possiede una capacità di adattamento notevole e se questo avvenisse potrebbe essere effettivamente catastrofico. Ma vi sono anche voci discordanti: il dr. Tom Jefferson, membro della Cochrane Collaboration, esperto in vaccini, spara a zero contro il recente allarmismo delle autorità sanitarie mondiali e dei mass media e arriva a sollevare un dubbio inquietante: che dietro ci sia l'interesse dell'industria farmaceutica che controlla la produzione di vaccini e di farmaci antivirali [1]. Le opinioni di Jefferson fanno un pò rabbrividire perchè vorrebbe dire che tutta l'informazione sanitaria, anche a livello di organismi mondiali (OMS), è per certi versi manipolata. Difficile da credere.
Tuttavia non si possono passare sotto silenzio alcune osservazioni.
In effetti non è detto che, se ci sarà una pandemia a livello mondiale, questa sarà dovuta al ceppo H5N1, potrebbe essere una pandemia di un virus completamente diverso e per ora non considerato (chi prevedeva l'epidemia da coronavirus della SARS?). Non è detto neppure che ci sarà una pandemia, non è la prima volta che gli esperti sbagliano.
Per questo lo sviluppo di un vaccino potrà avvenire solo dopo l'inizio della diffusione dell'infezione per cui saranno necessari molti mesi prima che l'industria sia in grado di soddisfare le esigenze anche solo del mondo occidentale. In questo senso è improbabile che le industrie produttrici di vaccino esportino il prodotto prima di aver soddisfatto il fabbisogno "in casa propria", per cui la prelazione di 36 milioni di dosi del governo italiano corre il rischio di rimane a lungo disattesa. Il vaccino poi non è mai stato testato su larga scala e non sappiamo quindi quanto sia efficace.
Infine c'è da considerare che, anche se il virus H5N1 sembra sensibile all'oseltamivir, manca l'esperienza diretta per sapere quale sia la reale efficacia dei farmaci antivirali usati in vivo in corso di una epidemia.
Tutti questi dubbi uniti al fatto che non ci sono, per ora, evidenze "robuste" che il virus possa trasmettersi con contagio interumano dovrebbero chiamare alla cautela i mass media quando lanciano sulle prime pagine dei giornali notizie allarmanti che corrono il rischio di provocare inutili preoccupazioni tra la popolazione, come si faceva notare in una pillola recente.
L'opzione più valida dal punto di vista sanitario sembra quella di limitare e circoscrivere l'epidemia in Asia con strumenti come la quarantena, che attualmente suonano quasi "antidiluviani" e richiamano alla mente tempi che si riteneva ormai andati per sempre.

1. L'Espresso 22 settembre 2005; 37:158

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