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Il cervello dei genitori è più pronto ad attivarsi al pianto dei figli
Inserito il 05 ottobre 2005 da admin. - psichiatria_psicologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Le reazioni d' allarme differiscono a seconda del sesso e delle condizioni familiari

Come e’ risaputo, i genitori sono sempre i primi a reagire nel caso di un bimbo che piange. Ma ma non si tratta solo dei genitori del bambino piangente, ma sembra piuttosto una reazione generalizzata dipendente proprio dalla condizione genitoriale. Basta essere genitori, in altre parole, per avere un meccanismo di allarme molto piu' attivo.
Per verificare se l’ipotesi ha basi scientifiche, e’ stato condotto uno studio da un gruppo internazionale coordinato da E. Seifritz, dell’Universita’ di Basilea.
Lo studio e’ stato condotto mediante l’osservazione dell’attivita’ cerebrale in un gruppo composto da donne e uomini, con e senza figli, durante la somministrazione di alcuni stimoli. Piu’ precisamente gli stimoli erano composti da registrazioni, di sei secondi ciascuna, di un bambino che piange o che ride.
I risultati ottenuti confermano sembrano confermare l’ipotesi: confrontando, infatti, i genitori dai “non genitori”, si nota come il pianto di un bambino provochi l’aumentare dell’attivita’ cerebrale piu’ marcatamente nei genitori rispetto ai non genitori.
Piu’ specificatamente, alla presenza di un bambino che piange, l’amigdala dei genitori si attiva di piu’, insieme ad altre zone del sistema limbico. I “non genitori”, invece, avevano una maggiore attivazione in caso di un bambino che ride.
Oltre a questa prima differenziazione, si è notato anche che vi e’ una specifica differenza in base al sesso nella reazione alla voce infantile. La differenza ha origine nella corteccia prefrontale anteriore, ove vengono elaborate le informazioni percettive, e dove si attua il primo screening fra il rumore e le informazioni interessanti. La differenza consiste in una differenze inibizione della corteccia prefrontale, maggiore per le donne (madri o meno), molto minore per gli uomini (padre o meno).
Da questi dai si potrebbe ipotizzare che nelle donne, piu che negli uomini, in presenza di un bambino “attivo” si allarghi il filtro attentivo, facendo passare una maggiore quantita’ di informazioni, in modo da essere pronte ad agire.
Non e’ pero’ chiaro se questi meccanismi siano propri dell’essere umano, o siano piuttosto acquisiti culturalmente, in una societa’ che delega alla donna l’accudimento della prole.
Sarebbe necessario, per rispondere a questo quesito, uno studio parallelo fatto su societa’ ove la cura del bambino e’ maggiormente distribuita fra i due sessi.
Guido Zamperini
Fonte: psicologia contemporanea, N.191 2005.

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