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Un' alterazione dell' attività neuronale all' origine dell' autismo? |
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Inserito il 13 marzo 2006 da admin. - psichiatria_psicologia - segnala a:
Documentata una disfunzione dell' attività inibitoria della corteccia visiva
Negli ultimi anni sono state condotte molte sperimentazioni sul disturbo autistico, al fine di trovare le cause e quindi una possibile cura a disturbo stesso. Come è noto, il disturbo autistico (secondo il DSM IV R) si sviluppa entro il terzo anno di età, e si manifesta come una netta diminuzione (o addirittura assenza) delle capacità del bambino nelle aree di interazione sociale, del linguaggio (con intento comunicativo) e del gioco simbolico o immaginario. Chiaramente è un disturbo altamente debilitante, che porta il bambino fuori dalle normali interazioni con l’ambiente e con il prossimo, relegandolo ad un mondo privato. Ma a cosa è dovuto questo disturbo? Alcune ricerche hanno dimostrato che l’autistico ha deficit attenzionali e visuo-percettivi, che potrebbero giustificare l’incapacità di relazionarsi. Più in particolare si è visto che gli autistici sono meno suscettibili alle illusioni visive. Questo perché, sembrerebbe, non riescono a vedere la figura nell’insieme, ma focalizzerebbero l’attenzione sui singoli dettagli, perdendo quindi l’illusione, data dalla ristrutturazione del campo visivo nel suo insieme. Alcuni ricercatori inglesi, prendendo spunto da questa particolarità dell’autistico, hanno analizzato i substrati cerebrali alla base di queste alterazioni. La capacità visiva è localizzata a livello delle regioni parietali e occipitali del cervello; queste aree vengono infatti attivate durante l’elaborazione delle informazioni visuo-percettive. I ricercatori hanno presentato, una delle illusioni di Kanizsa ad un gruppo di adolescenti misti (alcuni con disturbo autistico ed altri senza). Il risultato fu una grande differenza nell’attività corticale fra gli autistici e i non autistici. Più precisamente i soggetti sani hanno mostrato un picco di attività gamma nelle regioni parietali 350 millisecondi dopo l’apparizione della figura. Nei soggetti autistici vi era un primo picco intorno ai 100 millisecondi e un secondo picco sempre prima dei 350 millisecondi. Gli sperimentatori hanno interpretato questa particolare configurazione dell’attività cerebrale come una riduzione del processo inibitorio, che consiste in un freno temporaneo nella fissazione dei dettagli, consentendo quindi l’esplorazione della figura nel suo insieme. Potrebbe essere, quindi, questa la causa dell’incapacità dell’autistico di cogliere la figura olisticamente, incapacità che, chiaramente, si ripercuote anche nella vita di tutti i giorni. Inoltre, in precedenti esperimenti, si è visto che questa particolare configurazione dell’attivazione neuronale non è presente in altri disturbi, come ad esempio il ritardo mentale.Appare quindi plausibile ipotizzar che sia una configurazione propria dell’autistico.
Guido Zamperini
Fonte: DSM IV R Cortex, 2005, 41
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