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Piemonte: i vaccini per i bambini diventano facoltativi
Inserito il 30 maggio 2006 da admin. - pediatria - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La Regione presenterà una lista di vaccinazioni prioritarie alle famiglie: che avranno la libertà di decidere se effettuarle o meno.

In Piemonte non esistono più vaccinazioni obbligatorie: spetta ai genitori decidere se vaccinare o meno i propri bambini. Sarà presentato un lungo elenco di vaccinazioni 'prioritarie' alle famiglie, ma solo nella forma di consiglio: la decisione finale spetta a loro. Il responsabile della Sanità Pubblica, Vittorio Demicheli, trova impreciso e riduttivo parlare di abolizione dell'obbligatorietà . "La legge non l' abbiamo cambiata. Semplicemente notiamo che si tratta di una legge disattesa e inefficace. L' unica strada percorribile è l'adesione consapevole dei cittadini al piano di vaccinazione".La Regione Piemonte prevede una campagna di sensibilizzazione per convincere della bontà delle vaccinazioni, senza peraltro nascondere eventuali rischi collaterali, mettendo a disposizione un servizio completamente gratuito. "E' ormai anacronistico - dice ancora Demicheli - parlare di obbligatorie e di facoltative, quasi come se attrezzarsi contro la poliomelite, ormai di fatto debellata, fosse più importante che prevenire il morbillo che, invece, può essere causa di morte. Parlare di 'prioritarie' servirà a formare un'altra mentalità ". Le 'prioritarie' indicate dal piano regionale sono quelle contro: difterite, tetano, poliomelite, epatite B, morbillo, parotite, rosolia, pertosse, haemophilus B. A queste si aggiungono altre specifiche, per esempio, per i bambini che viaggiamo e, quindi, hanno maggiori possibilità di contrarre malattie quali la febbre gialla o tifoide. Le prime sono totalmente gratis, le altre a basso costo. "Già dal 2000 - aggiunge il direttore della Sanità Pubblica - il Tribunale per i minorenni ci aveva dato indicazione di segnalare i genitori inadempienti soltanto nel caso che le mancate vaccinazioni nascondessero situazioni di degrado, di trascuratezza. Inoltre da noi in Piemonte la copertura vaccinale è del 95% per i bambini piccoli, dell' 85%, ad esempio, per il morbillo. Una copertura tale che l'esigua minoranza di genitori che rifiuta le vaccinazioni, non pregiudica né la salute dei propri figli né quella degli altri". La Regione, comunque, si mobilita perché si diffonda la cultura della prevenzione e, quindi, dei vaccini. Le famiglie saranno contattate casa per casa dagli operatori sanitari che illustreranno caratteristiche e vantaggi.

Fonte Notiziario di FIRENZE MEDICA-SIMeF
Anno IV - 2006 - N.133

scarica il documento dal link :
http://www.pillole.org/public/aspnuke/downloads.asp?id=196

Commento di Luca Puccetti

Dopo la modifica del titolo V della Costituzione l’attività di pianificazione e programmazione degli interventi in materia di tutela della salute è attribuita alla competenza delle Regioni e Province Autonome. Le vaccinazioni costituiscono una delle attività definite come prioritarie dall’Accordo di Cernobbio sul Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007 (Intesa Stato, Regioni, Province Autonome – 23 Marzo 2005). Il Nuovo Piano Nazionale Vaccini (NPNV 2005-2007), approvato con Accordo, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Ministro della Salute e i Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome (Rep. n. 2240 del 3 marzo 2005), attribuisce alle Regioni il compito di organizzare l’offerta vaccinale in ambito regionale (identificando le strategie di offerta più adeguate agli obiettivi e assicurando la qualità dei servizi vaccinali) e la facoltà di adottare specifici programmi di offerta per taluni vaccini. Fino ad ora una adeguata protezione dei bambini è stata garantita dall’istituto dell’obbligo vaccinale. Oggi invece, secondo la regione Piemonte, il diritto di tutti alle vaccinazione deve essere ottenuto garantendo un'estesa ed uniforme adesione alle vaccinazioni. L'intera redazione di Pillole.org esprime forti perplessità nei riguardi di tale decisione. Un conto è dare un segnale di obbligatorietà (si ritiene che chi non ottemperi compia un illecito, comunque sanzionabile anche simbolicamente, ma comunque un illecito) ben diverso è dire che sono consigliate alcune vaccinazioni. Questa impostazione può essere molto pericolosa in quanto anteponendo la scelta individuale sulle esigenze collettive fissa un principio generale dalle implicazioni dirompenti. Il rifiuto di non vaccinarsi non ha valenze solo personali. La circolazione di agenti patogeni in un serbatoio cospicuo di non vaccinati, specie per malattie a forte diffusione e dalle possibili gravi conseguenze, costituisce un rischio di sanità pubblica. La sempre maggiore presenza di bambini immigrati, provenienti da culture molto diverse può rappresentare un grave ostacolo per il raggiungimento di adeguate coperture vaccinali a livello di popolazione generale. Per stessa ammissione degli estensori del piano, può essere difficile rendere comprensibile il grande valore di questa azione preventiva quando la maggior parte delle persone non ha conosciuto o ha dimenticato i gravi danni che possono essere provocati da malattie ormai eliminate o fortemente controllate dalle vaccinazioni. Per la Regione Piemonte è quindi cruciale che tutte le persone, e soprattutto i genitori dei bambini, comprendano quanto sia ancora importante aderire consapevolmente alle vaccinazioni. Non sempre l’informazione rivolta al pubblico è completa, scientificamente corretta e facilmente accessibile. Le ripercussioni di una informazione inadeguata si osservano anche quando si affronta l’opposizione dei movimenti di opinione contrari alle vaccinazioni. Pertanto, per la Regione Pimonte, è necessario rinforzare e mantenere la fiducia del pubblico nei confronti dei programmi di immunizzazione nella consapevolezza che nessun vaccino è totalmente esente da rischi o completamente efficace. La Regione sposa dunque la strategia dell'informare e convincere piuttosto che dell'imporre. Le basi culturali e normative su cui la Regione Piemonte fonda la decisione di abolire l'obbligatorità delle vaccinazioni è l'evoluzione della legislazione in tema di consenso ai trattamenti sanitari, rappresentata dalla Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 19 novembre 1996, sottoscritta a Oviedo il 4 aprile 1997 e ratificata dallo Stato italiano con la Legge 28 marzo 2001, n. 145. Tale principio appare cruciale in ambito vaccinale, poiché la vaccinazione è un trattamento preventivo proposto a persone sane e in tale ambito non si configura lo stato di necessità, unica situazione in cui non è richiesto il consenso del paziente o del rappresentante legale. Inoltre, per la Regione Pimonte, la mancanza di partecipazione al processo decisionale derivante dall’obbligo vaccinale, viene vissuta da taluni come una prevaricazione insopportabile, e pertanto la risposta che viene fornita è appunto un rifiuto, oppure una richiesta di informazioni a volte esasperata e strumentale. Per la Regione Piemonte diviene auspicabile l’individuazione di un percorso che lasci spazio al dissenso, senza che ciò comporti l’errata percezione di una diminuita importanza e di uno scarso interesse verso la profilassi vaccinale da parte della Sanità Pubblica. Il problema è che stanno sempre di più sviluppandosi movimenti di pensiero che, prendendo le mosse da assunti assolutamente inconsistenti sul piano scientifico, rivendicano il diritto di non vaccinarsi in omaggio alle mode salutistiche esoteriche ed al totem del principio di precauzione. Il principio di precauzione non può essere qui invocato esso ha diritto di cittadinanza solo se esiste una grande incertezza scientifica su un dato argomento. Nel caso dei vaccini non esiste alcuna incertezza in quanto la riduzione della mortalità infantile è incontrovertibile ed è dovuta principalmente alle vaccinazioni di massa. Le sacche di evasione dalle vaccinazioni obbligatorie denunciate sono solo una testimonianza dell'inefficienza dei sistemi di controllo e della discrezionalità eccessiva da parte di coloro che dovevano irrogare le sanzioni e non certo una motivazione per cessare l'obbligatorietà. La presa d'atto di tale situazione può avvalorare, anche inconsapevomente, queste correnti di pensiero basate su medicine non convenzionali e su visioni esoteriche della salute. Occorre tuttavia ricordare che verrà istuita una anagrafe dei soggetti i cui genitori hanno rifiutato le vaccinazioni. Una volta formalizzato il rifiuto, i dati del bambino (dati anagrafici, nominativi dei genitori o del tutore, tipologia e dose delle vaccinazioni rifiutate) saranno inseriti nel Registro di ASL dei rifiuti vaccinali costituito ad hoc; tali dati saranno trasmessi ogni 6 mesi al Servizio Regionale di Epidemiologia delle Malattie Infettive al fine di monitorare l’andamento del fenomeno nella Regione Piemonte. Affinché la sospensione della sanzione amministrativa possa essere mantenuta nel tempo è necessario che per ogni coorte di nascita la percentuale dei rifiuti vaccinali tra i residenti non superi il 5% per le vaccinazioni anti-poliomielite, anti-difterite-tetano e anti-epatite B. Alla fine convincere va bene, ma se in troppi si ribellano allora si torni all'antico!

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