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Rifaximina nel colon irritabile
Inserito il 06 marzo 2007 da admin. - gastroenterologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La rifaximina potrebbe essere utile in alcuni pazienti con sindrome del colon irritabile, ma sono necessari studi futuri con casistica maggiore e follow-up più prolungato.


In questo studio sono stati arruolati 87 pazienti affetti da colon irritabile, randomizzati a rifaximina (400 mgx3/die) oppure placebo per 10 giorni. I pazienti trattati con rifaximian erano 43, quelli del gruppo placebo erano 44. Al termine del follow-up furono disponibili i dati di 34 pazienti per gruppo.
A 10 settimane i sintomi erano migliorati del 36% nel gruppo rifaximina e del 21% nel gruppo placebo (differenza significativa dal punto di vista statistico). In un' analisi secondaria dello studio risultò che il miglioramento ottenuto riguardava soprattutto il gonfiore addominale mentre altri sintomi come diarrea e dolore non risultarono diversi nei due gruppi. Il trattamento è stato ben tollerato e gli effetti collaterali sono stati lievi.
Gli autori concludono che rifaximina migliora i sintomi del colon irritabile fino a 10 settimane dopo la sospensione del trattamento.



Fonte:
Pimentel M et al. The effect of a nonabsorbed oral antibiotic (Rifaximin) on the symptoms of the irritable bowel syndrome: A randomized trial. Ann Intern Med 2006 Oct 17; 145:557-64.



Commento di Renato Rossi

Il colon irritabile è una patologia ad etiologia sconosciuta caratterizzato da una serie di sintomi addominali tra cui gonfiore, diarrea e/o stipsi, dolore. Le terapie variamente proposte portano generalmente a miglioramenti transitori e modesti della sintomatologia.
Nel colon irritabile sono state dimostrate alterazioni della motilità e della secrezione intestinali che talora comportano anche un aumento della crescita batterica nel piccolo intestino. Questo ha fatto ipotizzare che gli antibiotici potrebbero essere usati nella terapia di questa sindrome. La rifaximina è un antibotico non assorbibile ben tollerato e, secondo i dati di questo piccolo studio, potrebbe risultare utile in alcuni pazienti, soprattutto nella riduzione del gonfiore addominale. Tuttavia vanno annotate alcune limitazioni importanti del trial. Anzitutto la casistica è molto limitata; inoltre il colon irritabile è una condizione ad andamento cronico e variabile per cui un follow-up di appena 10 settimane non permette di trarre conclusioni robuste. Proprio per queste ultime caratteristiche cliniche si potrebbe pensare a cicli di rifaximina ma per il momento non abbiamo studi che abbiano valutato questa strategia. Infine bisogna notare il numero elevato di pazienti persi al follow-up, circa il 20% degli arruolati per ogni gruppo. Dal punto di vista metodologico quando questa perdita supera il 10-15% i risultati trovati perdono molto in affidabilità.
Pur essendo abbastanza intrigante l'ipotesi che gli antibiotici possano essere usati nel trattamento del colon irritabile sono necessari studi futuri con casistiche più numerose, di più lunga durata e che valutino il profilo di sicurezza di un eventuale uso long-term di questi farmaci. Per il momento la terapia del colon irritabile rimane spesso insoddisfacente sia per il medico che, soprattutto, per il paziente.

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