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Che cosa c'è dietro il disease mongering e lo sfascismo sull'AR?
Inserito il 12 agosto 2009 da admin. - reumatologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Alcune iniziative con ampia enfasi mediatica tese a allarmare su presunte cure inadeguate sull'AR mirerebbero in realtà a reclutare e concentare i pazienti in pochi centri erogatori di terapie di alto costo.

Abbiamo assitito con stupore ad una serie di iniziative apparentemente scollegate tra loro, ma probabilmente ben orchestrate e coordinate che hanno gettato un vero e proprio allarme circa presunte inadeguatezze della terapia dell'AR in Italia.

Tali iniziative tra cui il rapporto CENSIS sulle cure ai malati di artrite in Italia, parlano di diagnosi ritardate, di terapie innovatrici iniziate con ritardo, insomma disegnano un quadro a tinte fosche.

Che ci siano forti interessi in gioco è persino ovvio, che tali interessi siano potenzialmente riconducibili ai produttori dei farmaci innovativi è abbastanza intuitivo, meno chiaro potrebbe apparire l'atteggiamento di alcuni reumatologi.

Non crediamo ci siano interessi personali, ma piuttosto un desiderio di accentrare il reclutamento dei pazienti e le conseguenti decisioni terapeutiche nelle mani di pochissimi soggetti.

Questa concentrazione decisionale è assolutamente nefasta perché genera esperienza solo in poche strutture a vantaggio di pochissimi soggetti che si ritroverebbero a poter avere ampie casistiche per pubblicazioni e per finanziamenti e a poter decidere sulle terapie dei pazienti artritici di intere province od addirittura regioni.

E' del tutto ovvio che, dal punto di vista dell' interesse pubblico, le informazioni siano ampiamente disponibili e condivise, che le esperienze cliniche siano diffuse e che ci siano più centri territoriali vicino ai pazienti per poter seguirli vicino a dove vivono, senza costringerli a difficili spostamenti.

Molti dei farmaci cosiddetti biologici, non presentano particolari criticità, non più di molti chemioterapici, ma nessuno si sognerebbe di chiedere una sorta di ruolo esclusivo di alcune divisioni o Istituti di cure oncologiche.

Ricordiamo che il cittadino ha un diritto a scegliere il luogo di cura ed il medico di fiducia anche se tali esigenze possono e debbono compenetrarsi con quelle di garantire la necessaria sicurezza e l'opportuna esperienza di uso.

Appare pertanto razionale che possa essere concessa la prescrizione dei farmaci biologici per l'artrite presso un numero di centri non eccessivamente ridotto, per evitare le conseguenze negative sopraricordate, ma neppure eccessivamente numeroso al fine di evitare i rischi correlati a scarse casistiche per singolo centro e dunque ad una scarsa esperienza degli operatori.

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