vai alla home introduttiva di Pillole.org
 
  Pillole 
   
 
Iscritti
Utenti: 2314
Ultimo iscritto: ValeM
Iscritti | ISCRIVITI
 
Chemioterapia nei pazienti oncologici a fine vita
Inserito il 22 febbraio 2015 da admin. - oncologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La chemioterapia in pazienti oncologici a fine vita non solo non aumenta la sopravvivenza ma, anzi, comporta un maggior rischio di ricoveri e di pratiche mediche invasive.


E' giustificato trattare con chemioterapici i pazienti oncologici a fine vita?
Una chemioterapia a fine vita potrebbe avere un senso se fosse in grado di esercitare un'azione palliativa sui sintomi e/o di aumentare, seppure di poco, la sopravvivenza, con una qualità di vita accettabile. Se, al contrario, esponesse il paziente a un maggior rischio di effetti collaterali e di pratiche mediche invasive, sarebbe da evitare.

Una risposta alla domanda iniziale viene da uno studio eseguito negli Stati Uniti in cui alcuni autori hanno arruolato 386 pazienti affetti da una neoplasia non responsiva alla chemioterapia e con un'aspettativa di vita molto limitata.
Il decesso, infatti, si verificò in media circa 4 mesi dopo l'entrata nello studio.
Circa il 50% dei pazienti, al momento del reclutamento, era trattato con una chemioterapia "palliativa".

Lo studio ha dimostrato che i pazienti che erano trattati in questo modo avevano maggiori probabilità di andare incontro ad una manovra di rianimazione cardiopolmonare o a ventilazione assistita. Inoltre erano più frequenti il posizionamento di un sondino nasogastrico o di una PEG per l'alimentazione e il ricovero ospedaliero.
Infine il decesso avveniva più spesso in una unità di cura intensiva piuttosto che a domicilio.

Nonostante tutto questo la sopravvivenza non differiva tra i pazienti trattati con chemioterapia e quelli che ricevevano solo una terapia palliativa volta a controllare il dolore e gli eventuali sintomi associati.

Insomma, da questo studio si evince che la chemioterapia effettuata in pazienti oncologici a fine vita non solo non aumenta la sopravvivenza ma comporta un maggior rischio di interventi medici e di decesso in unità di cura intensiva.

Come giustamente fanno notare gli autori dello studio qui recensito, la chemioterapia nelle fasi finali dela vita non si dovrebbe praticare e ricordano le linee guida dell'American Society for Clinical Oncology che si esprimono in questo senso.

Ovviamente nel decidere se praticare o meno una chemioterapia pallatiava si deve tener conto anche delle preferenze del paziente al quale, però, deve essere detto chiaramente che questa scelta non comporta, probabilmente, un aumento della sopravvivenza mentre lo espone al rischio di effetti collaterapia importanti legati ai farmaci usati oltre che alla maggior probabilità di andar incontro a ricoveri ospedalieri e a pratiche mediche invasive.
Si tratta di aspetti cruciali dato che in questi pazienti è assolutamente importante preservare la qualità di vita riducendo al minimo sia i sintomi (dolore, nausea, etc.) sia gli interventi medici non necessari.



Renato Rossi


Bibliografia

Wright AA et al. Associations between palliative chemotherapy and adult cancer patients' end of life care and place of death: Prospective cohort study. BMJ 2014 Mar 4; 348:g1219.






Letto : 4018 | Torna indietro | Stampa la Pillola | Stampa la Pillola in pdf | Converti in XML
 
© Pillole.org 2004-2024 | Disclaimer | Reg. T. Roma n. 2/06 del 25/01/06 | Dir. resp. D. Zamperini
A  A  A  | Contatti | Realizzato con ASP-Nuke 2.0.7 | Versione stampabile Versione stampabile | Informa un amico | prendi i feed e podcasting di Pillole.org
ore 18:26 | 97945226 accessi| utenti in linea: 30144