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L'espansione del Creutzfeldt-Jakob
Inserito il 30 gennaio 2000 da admin. - infettivologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

In uno studio inglese giudicato reale l'incremento dei casi


19.1.2000
Alla fine del 1998, il National Creutzfeldt-Jakob Disease (CJD) Surveillance Unit inglese denunciava un aumento dei decessi. Il programma di vigilanza era stato istituito nel 1990 con lo scopo primario di stabilire se eventuali variazioni del profilo epidemiologico della malattia fossero da mettere in relazione con l'esplosione di encefalopatia spongiforme bovina degli anni precedenti. Nel 1996, erano stati riportati 10 casi di una variante della Creutzfeldt-Jakob possibilmente associata all'infezione bovina, dopodiche l'incidenza era rimasta costante fino all'incremento del 1998.
Nonostante le apparenze, il significato di tale riscontro non è necessariamente univoco: dato l'allarme creatosi intorno all'argomento, l'aumento dei casi potrebbe non essere reale ma semplicemente dovuto a una facilitazione della diagnosi rispetto a un periodo precedente in cui la malattia è stata misconosciuta.
Per poter dare un'interpretazione corretta ai dati, Il National CJD Surveillance Unit, in collaborazione con l'Office for National Statistics e la London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha effettuato una verifica dei decessi avvenuti in Inghilterra tra il 1979 e il 1996 attribuiti a disordini neurologici che possano simulare la malattia di Creutzfeldt-Jakob.
I risultati dello studio, pubblicati sul British Medical Journal del 15 gennaio, indicano che l'ipotesi dell'aumento apparente può essere considerata improbabile. L'indagine ha riguardato i 705 casi (il 48 per cento del totale) per i quali erano disponibili informazioni sufficienti a consentire una eventuale riformulazione della diagnosi. In nessuno dei profili clinici sono emerse indicazioni compatibili con la diagnosi di malattia di Creutzfeldt-Jakob, e in più del 90 per cento questa possibilità ha potuto essere esclusa con certezza.
Lo studio ha sofferto di qualche limitazione metodologica: la mancanza di adeguati resoconti clinici ha ridotto drasticamente il numero dei casi esaminati, soprattutto per il periodo precedente al 1990, e anche la fascia di età (15-44 anni) opportunamente prescelta per selezionare la variante citata, può però aver fatto tralasciare qualche caso di Creutzfeldt-Jakob sporadica verificatosi nelle età successive. Ciononostante, i ricercatori considerano i dati ottenuti consistenti con l'ipotesi che l'incidenza osservata negli ultimi anni rifletta una reale diffusione della malattia piuttosto che una più attenta identificazione della stessa.
Monica Oldani
Le Scienze www.lescienze.it


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