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Caffeina e morbo di Parkinson
Inserito il 30 giugno 2000 da admin. - neurologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



Il morbo di Parkinson colpisce il 3% della popolazione oltre i 65 anni e, poiché si prevede che gli ultrasessantacinquenni, per lo meno negli U.S.A., aumenteranno notevolmente nei prossimi 30 o 40 anni, questa percentuale potrebbe anche raddoppiare. Finora nessuna terapia ha dimostrato inequivocabilmente di prevenire la malattia o rallentarne la progressione. L’identificazione dei fattori di rischio o dei fattori protettivi può portare ad una comprensione dei meccanismi patogenetici e ad efficaci strategie di prevenzione.
Questo lavoro valuta la relazione tra consumo di caffè e caffeina di origine alimentare e rischio di Parkinson. Sono stati analizzati i dati relativi a 8004 Giapponesi-Americani, di età dai 45 ai 68 anni, arruolati nello studio prospettico longitudinale Honolulu Heart Program tra il 1965 e il 1968, con un follow-up di 30 anni. E’ stata rilevata l’incidenza di morbo di Parkinson, il consumo di caffè (al momento dell’arruolamento e dopo 6 anni) e l’assunzione totale di caffeina con l’alimentazione (misurata al momento dell’arruolamento).
Risultati. Nel corso del follow-up sono stati identificati 102 casi di morbo di Parkinson. L’incidenza di questo, aggiustata in rapporto all’età, diminuiva consistentemente con l’aumento del consumo di caffè: da 10.4 casi per 10,000 persone/anno negli uomini che non bevevano caffè a 1.9 casi per 10,000 persone/anno negli uomini che bevevano almeno 28 once al giorno (*) (P < 0.001 per il trend). Relazioni simili furono osservate con l’introito totale di caffeina (P < 0.001 per il trend) e con la caffeina di provenienza non dal caffè (P = 0.03 per il trend). Il consumo di quantità progressivamente crescenti di caffè era associato con un minor rischio di morbo di Parkinson anche in soggetti che al momento dell’arruolamento non avevano mai fumato, o avevano fumato in passato, o erano fumatori (rispettivamente, P = 0.49, P = 0.22 e P = 0.2, per il trend). Altri componenti del caffè, compresa la niacina, non erano correlate con l’incidenza di morbo di Parkinson. La relazione tra caffeina e morbo di Parkinson non veniva modificata dal consumo di latte e zucchero.
Conclusioni. I risultati indicano che un maggior consumo di caffè e caffeina è associato con un’incidenza di morbo di Parkinson significativamente più bassa. Questo effetto sembra essere indipendente dal fumo. I dati suggeriscono che il meccanismo è collegato al consumo di caffeina, e non ad altri componenti del caffè.
(*) N.d.R.: un’oncia in U.S.A. corrisponde a 29.57 ml; 28 once corrispondono pertanto a 827.96 ml, ossia poco meno di 1 litro. Ovviamente il caffè americano non è come il caffè espresso
Amedeo Schipani, da JAMA, 24/31 maggio 2000


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