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Ridurre le terapie antibiotiche non riduce le resistenze acquisite

Categoria : infettivologia
Data : 26 dicembre 2001
Autore : admin

Intestazione :



Testo :

E’ stata ampiamente studiata e dimostrata la correlazione tra l’utilizzo di certi antibiotici a livello della popolazione generale e la successiva insorgenza di ceppi batterici resistenti agli stessi antibiotici. E’ stata percio’ sempre auspicata una riduzione e una restrizione alle prescrizioni di tali farmaci nella speranza che tale tendenza possa essere invertita.
Allo scopo di confermare questa possibilita’ alcuni autori inglesi hanno studiato gli effetti della limitazione all’uso di sulfonamidi sulla incidenza di positivita’ nelle culture fecali per eschiricchiacoli resistenti a tale sulfamidico. L’imitazione dell’uso della sulfonamide e’ stata recentemente introdotta nel Regno Unito. Sono poi stati esaminati i reperti nel periodo 1991/1999. Malgrado il calo notevole dell’utilizzo di questo chemioterapico, la prevalenza del microrganismo resistente era ancora molto elevata: 46% nel ‘91 contro il 39% nel 1999.
Il calo appare molto limitato rispetto alla grossa riduzione dell’uso della sulfonamide.
In molti casi veniva evidenziata una multiresistenza al farmaco che appariva mediata da particolari plasmidi di grandi dimensioni. Questi dati starebbero a indicare come la strategia della limitazione alla prescrizione di un antibiotico non e’ sempre efficace per ridurre la resistenza all’antibiotico stesso. E’ probabile che esistano fenomeni di resistenza batterica crociata indipendenti dal farmaco specifico in uso.
(Lancet 2001;357:1325-8)



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