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Negli anziani con BPCO meglio i beta agonisti a lunga durata d'azione?


Categoria : pneumologia
Data : 22 settembre 2011
Autore : admin

Intestazione :

Secondo i dati di uno studio osservazionale i beta agonisti a lunga durata d'azione sarebbero preferibili agli anticolinergici nei pazienti anziani con BPCO, ma la natura osservazionale del lavoro richiama alla cautela nell' interpretazione di questi risultati.




Testo :

Gli autori di questo studio osservazionale hanno usato i registri sanitari dell'Ontario per seguire circa 45.000 pazienti anziani (> 65 anni) affetti da BPCO. Il trattamento iniziale consisteva in un anticolinergico a lunga durata d'azione oppure un beta agonista a lunga durata d'azione. Successivamente gli autori hanno paragonato circa 15.000 pazienti che erano in trattamento con l'anticolinergico ad altrettanti pazienti (simili per età, sesso, stato asmatico, etc.).
Si è evidenziato che i soggetti trattati inizialmente con l'anticolinergico avevano una mortalità più elevata del 14%, così come un tasso più elevato di ricoveri o di accessi al Pronto Soccorso.
La mortalità più elevata riscontrata con l'anticolinergico risultava indipendente dal sesso, dallo stato asmatico, dall'uso di steroidi inalatori, dalla presenza di scompenso cardiaco.
Limiti dello studio: sono stati usati dati di tipo amministrativo, il che rende difficile misurare con precisione la gravità della malattia polmonare dei soggetti in esame. Inoltre non è noto se gli stessi risultati siano estensibili ai pazienti con meno di 65 anni.
Pertanto gli autori auspicano ulteriori studi di tipo randomizzato e controllato per confermare o negare i loro risultati.


Fonte:

Gershon A et al. Comparison of Inhaled Long-Acting β-Agonist and Anticholinergic Effectiveness in Older Patients With Chronic Obstructive Pulmonary Disease. A Cohort Study
Ann Intern Med 2001 May 2; 154:583-592



Commento di Renato Rossi

Quindi negli anziani con BPCO il trattamento iniziale dovrebbe privilegiare un beta agonista a lunga durata d'azione? Prima di rispondere a questa domanda è opportuno considerare che lo studio di Gershon e collaboratori è di natura osservazionale, basato sui dati rilevati da registri sanitari di tipo amministrativo. Come ogni studio di questo tipo, per quanto gli autori abbiano cercato di correggere i fattori di confondimento inevitabilmente presenti, l'interpretazione dei risultati deve essere fatta con molta prudenza: i due gruppi confrontati potrebbero essere, in realtà, diversi e non paragonabili, non essendo il lavoro di tipo randomizzato e controllato.
Tra l'altro va ricordato che nel recente POET-COPD [1] i risultati sono stati a favore del tiotropio. In questo trial, in doppio cieco, controllato e randomizzato su più di 7.300 pazienti, il tiotropio è risultato più efficace del salmeterolo nel prevenire le riacutizzazioni nei pazienti con BPCO moderata o grave, mentre la mortalità totale non differiva tra i due trattamenti.
Come si è ricordato in quell'occasione non ci sono ancora conferme definitive di quale tra i due trattamenti sia più efficace [1] ed in ogni caso spesso, per controllare i sintomi, è necessario ricorrere ad una strategia plurifarmacologica.


Referenze

1.http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5206









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