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Il caffè della Lucrezia |
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al prossimo caffè
La Lucrezia ha 90 anni. Una volta veniva in studio, accompagnata dalla nuora, ma ora fa proprio fatica a camminare e quindi vado io da lei a bere il caffè, la prima settimana di ogni mese. I miei anziani sanno che con me è meglio non lamentarsi. Ogni volta che qualcuno mi dice: "Che brutta cosa diventare vecchi" rispondo " Già, pensi che fortuna poter morire giovani!" Non tutti capiscono subito, ma Lucrezia ha capito al volo e siamo subito diventate amiche. Fino allo scorso anno tutte le mattine andava a messa e spesso, percorrendo più o meno alla medesima ora lo stesso percorso, la incrociavo mentre passavo in macchina. Lei avanzava lentamente col bastone oscillando sulle sue ginocchia vare. Abbassavo il finestrino e la salutavo al volo. Se la strada era sgombra, invece, accostavo e lei si affrettava a dirmi subito che aveva pregato per me, che le ginocchia e la schiena le facevano molto male ma che, dopo tutto, non poteva certo lamentarsi. Mi accoglie sempre sorridendo (sa che non mi piacciono i vecchi brontoloni), e comincia a prepararmi il caffè. La tazzina del servizio buono e i biscotti sono già sul tavolo da qualche giorno, sa che devo arrivare. Mentre con le sue mani deformate dall'artrite cerca di chiudere la caffettiera mi rassicura che, pur non potendo più recarsi in chiesa tutti i giorni, prega sempre per me perché sa che io, pur non avendone il tempo, ne ho comunque bisogno. Non è stata una donna fortunata. Era sposata da pochi anni e con due figli piccolissimi quando il marito è morto nella guerra d'Africa. Si è risposata subito per necessità. Ha avuto un terzo maschietto, ma poco dopo ha perso anche il secondo marito durante la II guerra mondiale. Vedova, con tre bambini e "ignorante", come dice lei, ha dovuto fare i salti mortali per tirare avanti. Ma tutto questo non bastava. Il suo Alessandro (il più giovane) è morto a soli 46 anni nell'88 per un tumore polmonare. Se ne è andato in 4 mesi, io ne ho avuto cura e lo ho seguito a casa.. Lei lo sa e mi vuol bene anche per questo. Ormai non le provo più nemmeno la pressione, né scrivo ricette (per quelle viene la nuora in studio) la mia è proprio una visita di cortesia. Parla un po' dei suoi dolori, un po' del figlio, vuole essere certa che quando arriverà il momento io sarò lì con lei e che non la manderò in ospedale. E' un accordo di molti anni fa, ma me lo ricorda ogni volta mentre esco, forse solo per sentirsi dire un rassicurante: "Certo, Lucrezia, intanto ci vediamo per il caffè il mese prossimo e poi quando arriverà il momento ci penseremo insieme"
Questo breve testo è del 2001. La Lucrezia c'e ancora, ora ha 93 anni, il rito del caffè e dei saluti è ancora lo stesso..
Adriana Loglio |
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