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Se il manico è rotto... |
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il manico rotto
commento di Luca Puccetti
Continua l'opera sistematica di Sirchia di delegittimazione dei medici e del comparto farmaceutico. Non sorprende giacchè questo esecutivo ha già tacciato formalmente i medici di essere una categoria da sottoporre ad una legislazione straordinaria ad hoc. Ricorderete il famigerato decreto "antitruffa" poi decaduto per la mancata ratifica parlamentare! Ma questo non è che l'ennesimo attacco di un ministro medico ai suoi colleghi. La politica è chiara: ad ogni appuntamento importante si solleva un gran polverone che mira a mettere nell'angolo i medici e le aziende farmaceutiche accusandoli di essere sostanzialmente dei disonesti che sperperano i soldi pubblici lucrando a vicenda. Ovviamente le accuse poi decadono, sciogliendosi come neve al sole, ricorderete il clamore suscitato dal caso Glaxo, ma intanto si è ottenuto senza apparentemente pagar dazio, apparentemente, solo apparentemente... Che l'Italia abbia uno dei sistemi sanitari migliori del mondo non lo dico io ma l'OMS, che tutti gli indicatori di salute dell'Italia siano solo invidiati da paesi molto più ricchi e tecnologicamente avanzati è un fatto incontrovertibile. E come mai ai contribuenti la sanità pubblica costa nemmeno il 6% del PIL quando in tutti gli altri paesi avanzati, con rare eccezioni, si arriva a cifre anche maggiori del 50 % per non parlare degli USA? Se la matematica non è un' opinione questo risultato lo si ottiene solo in un modo: sfruttando chi lavora nel SSN facendosi forza della posizione di monopolio pubblico e sottopagando tutti coloro che vi lavorano, tranne rare eccezioni nelle sfere dirigenziali. Invece di considerare questa immensa risorsa rappresentata dai sanitari italiani e di valorizzarla, incentivandone l'impegno e la professionalità, si decretano leggi speciali, si propongono modelli organizzativi delle cure territoriali illiberali e massificanti, si militarizza la sanità con la guardia di finanza, si realizzano, con enorme dispendio di soldi pubblici, enormi ed inquietanti database dai costi certi e dagli esiti incertissimi e pericolissimi per la riservatezza dei cittadini. Si invoca il ritorno ad un dirigismo ed uno statalismo economico che obblighi aziende quotate ad investire in cosa vuole il padrone del vapore invece di creare le condizioni per attirare ed orientare gli investimenti. Insomma non c'è male per un governo che si presenta come paladino delle libertà. La critica alla prescrizione di farmaci di fascia C è gravissima, sia per l'ignoranza che denota della realtà della medicina territoriale, sia per la spocchiosa pretesa di voler indicare le cure giuste in modo apoditticamente dirigistico e monoculturale. La prescrizione di farmaci di fascia C sarebbe forse più contenuta se si decidesse di abbandonare la demagogia di voler aumentare le ore di apertura dello studio e si chiamassero tutti i cittadini a contribuire con il pagamento diretto della prestazione medica, salvo poi rimborsi a posteriori in base a censo e severità di patologia. L'accesso gratuito ed ora addirittura non-stop al medico produce, in re ipsa, richiesta inappropriata che può essere arginata anche con farmaci placebo o di conforto. Se invece di lanciare accuse nel mucchio la mano destra sapesse cosa fa la sinistra si eviterebbero le trasmissioni di pseudoinformazione medica al pubblico sulle reti nazionali pubbliche che ingenerano enormi sprechi, alimentando una domanda del tutto consumistica, che magari i medici, non avendo nulla da fare, dovrebbero poi arginare. Se si decidesse di far funzionare per davvero i comitati etici e si creassero le condizioni per la realizzazione di studi clinici anche in questo paese, forse non saremmo solo colonia. Se invece di demonizzare l'industria farmaceutica italiana la si fosse sostenuta come fanno in Francia, forse non saremmo a questo punto. Se si facessero politiche per incentivare le iscrizioni alle facoltà delle scienze di base e si decidesse di non umiliare i biologi, i chimici, i fisici con stipendi da fame e prospettive di carriera da prozac forse non saremmo arrivati dove adesso siamo. Invece di giaculare i generici, creando i presupposti affinché i farmacisti possano ottenere sconti anche del 80% sui generici con un magazzino minuscolo, si dovrebbe avere la lucidità per comprendere che occorre invece invertire la rotta ed allungare il tempo dei brevetti per creare le condizioni favorevoli al pieno sviluppo delle conoscenze dei farmaci innovativi. Studi fondamentali, ad esempio sugli ace inibitori, sono giunti quando la molecola è divenuta genericabile ed ovviamente la ricerca su tali molecole si è fermata. Se si decidesse invece di premiare chi, continuando ad investire in ricerca clinica, giungesse a far si che si modificassero addirittura radicati convincimenti contribuendo a riscrivere le linee guida internazionali forse l'Europa avrebbe la forza per tirar fuori qualche molecola invece di dipendere in modo subtotale da USA e Giappone. Quanto ai farmaci me-too chi ha responsabilità di vertice dovrebbe avere la saggezza e l'equilibrio per capire che è una realtà assolutamente necessaria. Solo accettando questo principio, specie se non si decide di allungare i brevetti, il sistema rimarrà profittevole e attirerà capitali. Si dovrebbe ben sapere che le aziende farmaceutiche non sono Enti di beneficienza, che hanno bilanci da far quadrare e soprattutto azionisti cui rispondere. Se il sistema è poco profittevole od ad altissimo rischio, (vedi casi cerivastatina e rofecoxib) oppure ha tempi di rientro dagli investimenti lunghissimi, ai limiti della scadenza brevettuale, (necessità di ottenere risultati sugli eventi e non sugli end points surrogati) gli azionisti potrebbero decidere di investire sulle azioni di altri comparti. Se non vogliamo che una pillola del vero breakthrough costi un milione e quindi sia disciplinata da norme regolatorie tali da consentirne la prescrivibilità a carico del sistema pubblico solo agli alieni, allora è necessario accettare di spalmare i costi su altri prodotti, anche se non proprio innovativi. Equilibrio, saggezza, lungimiranza, coraggio delle scelte necessarie anche se non nazionalpopolari, queste sono le cose che servirebbero a questo nostro malandato paese! E che dire del modello di stato etico-salutistico che si vuole imporre? Chi odia i vizi dell'uomo odia l'uomo stesso.
Commento di Renato Rossi Dopo le dichiarazioni del Ministro della Salute Girolamo Sirchia si è aperto il fronte di una nuova polemica, con i rappresentanti dei medici e di farmindustria che hanno rimandato al mittente l'accusa di inappropriatezza (o peggio) nelle prescrizioni farmacologiche. Tuttavia mi sembra venga scotomizzato un aspetto molto importante della questione. Il Ministro accusa le industrie di fare studi fasulli contro placebo e di non avere una politica veramente innovativa nella ricerca di nuovi farmaci, limitandosi a produrre praticamente dei prodotti fotocopia di altri già esistenti in commercio. Ma sembra che ci si dimentichi di uno degli attori più importanti che dovrebbero dominare la scena. In tutto questo qual è il ruolo delle autorità regolaritorie e del Ministero? Quando un farmaco nuovo viene immesso in commercio e ne viene stabilito il prezzo dove sono questi organismi? In vacanza su Marte? Se è vero, come dice il Ministro, che la maggior parte dei famaci nuovi non sono reali innovazioni e che gli studi a supporto sono deboli o truccati, la strada è molto semplice: non se ne autorizzi la vendita o perlomeno la rimborsabilità del SSN. Poche settimane prima del ritiro della cerivastatina le autorità regolatorie europee avevano permesso la commercializzazione dei dosaggi più alti nonostante fossero già noti i possibili effetti collaterali, segnalati dalla Spagna. I dati che mostravano un possibile incremento degli effetti collaterali cardiovascolari del rofecoxib erano a disposizione di tutti già nel 2001, bastava leggere la letteratura o qualche bollettino di informazione indipendente. Le autorità che regolano la immissione in commercio dei nuovi farmaci e che dovrebbero sorvegliare sulla loro sicurezza dove erano? Se la zappa è rotta già nel manico è inutile prendersela col contadino se il campicello non è stato dissodato a dovere. |
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