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RU486 in Italia |
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Regolamentazione cercasi
Chi scrive è un antiabortista radicale. Chiarire subito le posizioni è un atto che serve a far comprendere subito il mio punto di vista. L'aborto non dovrebbe, a mio avviso, mai, in nessun caso, essere autorizzato dallo Stato. La progenie è ciò che fornisce un senso etico, biologico, filosofico alla razza umana e ne costituisce il presupposto. Nell'arco di milioni di anni di evoluzione nessun meccanismo fisiologico si è sviluppato per favorire la perdita di una vita. Si sono invece sviluppati sofisticatissimi meccanismi per favorire al massimo la possibilità di generare un soggetto vitale e con buone probabilità di sopravvivenza. Sarà stato un caso l'aver favorito, da parte della cosiddetta pressione ambientale, lo sviluppo di soggetti in cui il piacere fosse abbinato alla possibile procreazione? Perchè mai poi una vita nascente o potenzialmente tale debba essere sottoposta alla volontà di un già nato (spesso per futili motivi, futili dal punto di vista della società) qualcuno ancora me lo deve spiegare. Da un punto di vista biologico, caso mai, sarebbe l'esatto contrario: cosa è già lo sappiamo, cosa sarà dovrebbe essere, statisticamente parlando, probabilmente più evoluto. Tralasciamo il piano religioso. La procreazione è solo parzialmente un atto volontario da fare a 2, tra individui di ambo i sessi (tranne che per le meraviglie della scienza ed i suoi effetti speciali con i figli postumi, nonne mamme, uteri in locazione e quant'altro). Non è come defecare, urinare, sputare od altra funzione fisiologica. Il fatto che nell'evoluzione, nella razza umana, la generazione non si sia sviluppata a comando significherà pur qualcosa. La constatazione poi che, a differenza di altre funzioni fisiologiche controllabili volontariamente (l'interruzione della minzione, ad esempio), non sussista un meccanismo volontario di interruzione del processo avviato significa che esso è biologicamente sottratto al controllo volontario della madre o del padre. La sottrazione al controllo volontario solitamente connota funzioni assolutamente indispensabili per la vita o di importanza primaria di cui non è possibile far a meno senza gravi conseguenze (respirare, sudare, ammiccare etc. etc) La gravidanza e lo sviluppo del feto vanno biologicamente avanti anche se la madre o il padre non vogliono. Se poi i genitori non vogliono allevare il figlio o non possono farlo se ne farà interamente carico la società che dovrà far di tutto per garantire opportunità pari a quelle dei nati ed allevati in un ambito familiare con standard minimi ritenuti accettabili (concetto dinamico). Se la legalizzazione dell'aborto è servita, come dicono alcuni, più o meno convinti, a ridurre la piaga dell'aborto clandestino, l'utilizzo di RU486, per non scadere nella deriva della banalizzazione dell'atto grave dell'aborto, dovrebbe essere limitata ad un utilizzo esclusivamente ospedaliero o paraospedaliero, al posto dell'intervento di suzione. Dovrebbe essere istituito un registro come per gli stupefacenti. Ogni dose dovrebbe essere tracciata. Al contrario di quanto avviene in altri paesi, dove l'abortivo può essere assunto a casa, l'utilizzo della RU486 dovrebbe essere riservato a condizioni di degenza ospedaliera o quanto meno di ricovero in dimissione protetta, in modo che rimanga traccia formale, archiviata secondo le attuali procedure riservate alle cartelle cliniche. Non dovrebbe essere un prodotto acquistabile in farmacia, ma disponibile esclusivamente presso le strutture autorizzate a praticare l'interruzione di gravidanza. Con queste misure si ridurrebbe il rischio sanitario di replicare l'agghiacciante infanticidio seriale della signora tedesca ricordata nell'articolo di Giuliano Ferrara sul Foglio del 12/09/2005.
Luca Puccetti
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