Meglio allungare i brevetti dei farmaci riducendo i prezzi progressivamente che introdurre generici.
la solita tesi
Il collega Carlo Manfredi medico di medicina generale, Presidente dell’ordine dei medici di Massa e Carrara, ha pubblicato un interessante articolo sui generici in cui, dopo una ricapitolazione delle varie normative riguardanti i generici ne supporta il ruolo adducendo argomenti che possiamo così riassumere: 1) I generici per la legislazione sono terapeuticamente equivalenti ai farmaci originali 2) la ditta farmaceutica che ha scoperto il farmaco ha già avuto un congruo risarcimento per gli investimenti profusi durante la copertura brevettale 3) Il farmaco generico, senza interferire negativamente sul ciclo dell’innovazione (il brevetto è scaduto e l’impresa è già stata finanziata) e senza entrare in conflitto con gli interessi del singolo paziente (a parità di indicazione ha la stessa attività terapeutica), permette una tangibile riduzione di spesa con la possibilità di allocare ad altre destinazioni i risparmi realizzati e costituisce inoltre uno stimolo alla ricerca. Il collega Manfredi definisce dunque i generici un'occasione da non perdere. Ma sarà davvero una buona idea? Nei media e, purtroppo, anche tra alcuni organi istituzionali ormai circola uno slogan che suona così: "Il farmaco generico è uguale a quello di marca e fa risparmiare". Questo banale slogan sottende una superficialità scientificamente davvero insopportabile e fornisce un'informazione distorta. E’ proprio una tale informazione semplicistica che acuisce la diffidenza di chi rifugge le logiche da “carpe diem”. Il farmaco generico non è uguale al farmaco registrato e coperto da brevetto, è simile. Che significa simile ?