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Meglio allungare i brevetti dei farmaci riducendo i prezzi progressivamente che introdurre generici. |
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la convenienza
Passiamo ora al problema della convenienza. Si dice: i generici, facendo risparmiare, creano risorse per poter coprire i costi della concedibilitą dei farmaci innovativi. Qui occorre una riflessione a 360 gradi. L'industria farmaceutica č composta da azionisti che devono fare profitti ed in questo non c'č nulla di male. Le medicine attuali sono gią ottime, per molte di esse abbiamo prove non su indici surrogati, ma su end points primari. Questi studi, che sono costati molto, spesso hanno permesso di cambiare radicalmente il modo di curare le malattie, pensiamo ai beta bloccanti nello scompenso, ad esempio. Molti degli attuali farmaci, quando sono giunti alla scadenza del brevetto non vengono ulteriormente sviluppati in quanto gli eventuali benefici non sarebbero a vantaggio della ditta produttrice, ma di tutti quelli che vogliono produrli. Allora si investe in farmaci nuovi che di nuovo hanno poco e che debbono ricevere tutta la validazione che invece il farmaco vecchio ha gią ottenuto. Oppure si spinge per la registrazione di nuovi farmaci con poche prove di sicurezza nell'uso allargato (vedi recenti problemi cerivastatina e alcuni coxib). Il farmaco mee-too č in effetti una dispersione di risorse nel senso che l'unico vantaggio č quello di offrire un'alternativa terapeutica ai non moltissimi soggetti che non rispondono o sono intolleranti ad un dato farmaco, ma non ad uno assai simile della stessa classe. In Italia ci si č per anni stracciati le vesti per il certificato complementare, ossia per il prolungamento dell'effetto dei brevetti, concesso per compensare le lungaggini del processo di approvazione.
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