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L’attività fisica previene la vasculopatia periferica? L’esperienza di Framingham
Inserito il 30 ottobre 2000 da admin. - cardiovascolare - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



Obiettivo. E’ stato dimostrato che l’attività fisica previene molte patologie e ne cura molte altre. Mentre rappresenta un trattamento efficace per la vasculopatia periferica, nessuno studio ne ha analizzato l’efficacia nel prevenire la vasculopatia periferica.
Metodi. Uomini e donne del Framingham Heart Study sono stati esaminati con cadenza biennale dal 1948 per la presenza di vasculopatia periferica e altre malattie cardiovascolari, così come per i fattori di rischio di malattie cardiovascolari (fumo, peso, livello di colesterolo, pressione arteriosa, intolleranza al glucosio, e ipertrofia ventricolare sinistra). L’attività fisica è stata valutata nel 1956-58 utilizzando l’Indice di Attività Fisica di Framingham precedentemente validato. I soggetti sono stati inquadrati sulla base dei livelli valutati di attività fisica, e quindi raggruppati in quartini. Abbiamo verificato l’incidenza di vasculopatia periferica a 20 anni e a 36 anni di follow-up, aggiustando per i livelli iniziali di fattori di rischio per malattie cardiovascolari e per la presenza di altre malattie cardiovascolari. Abbiamo incluso nello studio 1745 uomini e 2220 donne che all’inizio erano esenti da vasculopatia periferica e malattie cardiovascolari, che hanno risposto alle domande sull’attività fisica e sono sopravvissuti almeno fino al primo follow-up.
Risultati. Fra i soggetti esenti da altre malattie cardiovascolari, l’incidenza di vasculopatia periferica a 30 e a 36 anni di follow-up è stata rispettivamente del 4.3% e del 5.3% negli uomini e del 2.3% e 4.5% nelle donne. Comprendendo coloro che avevano altre malattie cardiovascolari, l’incidenza di vasculopatia periferica a 20 e a 36 anni di follow-up è stata rispettivamente del 6.6% e del 11.1% negli uomini e del 3.9% e 7.9% nelle donne. Sia per gli uomini che per le donne non c’è stata differenza inll’incidenza di vasculopatia periferica tra il quartine meno attivo e ognuno dei tre quartini più attivi. Questa assenza di differenza si è mantenuta sia nelle analisi aggiustate solo per l’età, sia in quelle aggiustate per i fattori di rischio di malattie cardiovascolari. Non c’è stata inoltre alcuna differenza sia che venissero sia che non venissero inclusi pazienti con altre malattie cardiovascolari.
Conclusioni. L’attività fisica, mentre può essere un efficace trattamento per la vasculopatia periferica, non sembra prevenirla.
Journal of General Internal Medicine, Novembre 2000


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