E' noto da ricerche epidemiologiche effettuate precedentemente come la terapia con beta-bloccanti sia usata, nei soggetti con infarto miocardico acuto, con frequenza minore di quanto sarebbe opportuno e necessario in base alle linee-guida internazionali. Volendo verificare le ipotetiche conseguenze dovute a questa erronea impostazione terapeutica, gli autori hanno voluto studiare un modello teorico predittivo costruito su l'analisi di Marcoff, tendente a simulare l'andamento teorico della mortalita' fino al 2020 basandosi sui dati degli infarti diagnosticati negli USA nell'anno 2000. Secondo gli autori l'uso piu' ampio dei beta-bloccanti nei soggetti con infarto porterebbe, nei prossimi 20 anni, ad evitare oltre 70mila eventi fatali e oltre 60mila nuovi episodi di infarto. Gli autori sostengono percio' l'utilita' di incoraggiare l'uso di questi farmaci nei soggetti a rischio in quanto, cio' si accompagnerebbe a una riduzione di mortalita' e ad un risparmio economico per minori spese di ospedalizzazione e per minori spese sociali di oltre 18milioni di dollari. E' da tener presente tuttavia che si tratta di dati ipotetici basati su una simulazione statistica. JAMA 2000;284:2748-54