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Nando il "fiumarolo" |
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Inserito il 19 novembre 2004 da admin. - casi_clinici - segnala a:
Un difficile caso di febbre apparentemente banale che porta a morte il paziente e getta nello sconforto il giovane medico.
A Roma, sul Tevere, si vedono remare i canoisti, ai margini del fiume sono ancorate le zattere dei “fiumaroli” di una volta, ora in parte trasformate in ristoranti galleggianti. Di uno di questi è titolare Nando; con una giovinezza i cui trascorsi erano stati opportunamente oscurati dai parenti (si vociferava che facesse il protettore di alcune prostitute trasteverine e altro). Dopo un breve soggiorno a Regina Coeli (carcere romano) si era riciclato in queste nuove mansioni di ristoratore e non disdegnava di fare anche dello sport sulle bionde acque per temprare il suo fisico scultoreo. Un giorno d’estate Nando chiamò a domicilio il giovanissimo sostituto di Cretinetti, il quale era in ferie da lurido massimalista, il medico accorse prontamente. Trovò Nando in preda a sintomi pseduoinfluenzali, riferiva: febbre a 40 °, epistassi, tosse produttiva con espettorato strato di sangue, dolore toracico e una violenta cefalea frontale; all’esame obiettivo il medico rileva: faringe infiammata, subittero con intensa soffusione congiuntivale, crepitii diffusi su tutto l’ambito polmonare, epatomegalia. Il vice Cretinetti, allarmato, diagnostica una polmonite con “sofferenza epatica” e propone senz’altro il ricovero ma Nando rifiuta adducendo il fatto che “A Ferragosto in ospedale non c’è nessuno e mi faranno morire come è successo alla mia povera mamma”; a quel punto si inizia una terapia antibiotica prescrivendo nel contempo delle analisi che rilevano: transaminasi due volte il normale, bilirubina a 3, prevalentemente coniugata, CK aumentata, piastrinopenia, azotemia 80 e lieve proteinuria, i risultati dei markers dei virus epatitici tardarono qualche giorno ma erano negativi. Il vice Cretinetti si recò di nuovo al domicilio di Nando per ricontrollarlo ma, mentre stava scendendo le scale che lo conducevano alla zattera, gli venne incontro la moglie, disperata, con le mani nei capelli, che urlava “Nando è morto!!”. Il sostituto ebbe un malessere che a stento controllò, chiese particolari sull’accaduto: Nando aveva avuto un violentissimo colpo di tosse, aveva sputato moltissimo sangue, aveva perso conoscenza ed era rapidamente spirato. Nel frattempo erano accorse numerose persone, attirate dalle grida disperate della donna, e anche un’autoambulanza del vicino ospedale. Nando fu portato via, in barella, seguito da un inebetito vice Cretinetti che non sapeva dove sbattere la testa, ci fu un’autopsia e un funerale al quale il giovanissimo medico partecipò; per fortuna ci fu molta comprensione da parte della famiglia. Non così per la stampa che vessò il povero medico; Cretinetti tornò a breve dalle ferie e, saputo l’accaduto con la relativa diagnosi, cercò inutilmente di consolare il collega che anche ora, a distanza di anni, gli ricorda quella drammatica sostituzione estiva alla quale seguì un lungo periodo in cui non riuscì più ad esercitare la professione. * Il paziente era affetto da leptospirosi. Cretinetti tirò, cinicamente, un grosso respiro di sollievo perché non era per niente sicuro che trovandosi lui nella situazione descritta sarebbe riuscito a fare la corretta diagnosi. Forse l’ANAMNESI, ricca di dati in favore (fiumarolo e canoista) poteva essere il piede di porco per scardinare il dilemma. In seguito il giovane sostituto rifiutò, con risolutezza, altre proposte di sostituzione nello studio di Cretinetti. Giuseppe Ressa
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