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La frequenza cardiaca durante test ergometrico predice la mortalità per morte improvvisa
Inserito il 12 maggio 2005 da admin. - cardiovascolare - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Una frequenza a riposo maggiore di 75 battiti a riposo od un incremento minore di 89 battiti pm durante l'esercizio od una diminuzione superiore di 25 battiti pm nella fase di recupero sono associati con aumento del rischio di morte improvvisa in uomini apparentemente sani ed asintomatici.

5713 uomini in attività lavorativa,asintomatici (di età compresa tra 42 e 53 anni), senza evidenza clinica di malattia cardiovascolare, furono sottoposti a test ergometrico tra il 1967 e il 1972. Sono state considerate la frequenza a riposo, l'incremento della frequenza da quella a riposo a quella registrata all'acme dello sforzo, ed il decremento dall'acme a dopo un minuto dal termine dello sforzo.
Durante il follow-up della durata di 23 anni, 81 soggetti morirono improvvisamente. Il rischio di morte improvvisa per infarto miocardico è risultato aumentato nei soggetti con frequenza a riposo maggiore di 75 battiti al minuto (RR: 3.92; 95% CI, 1.91 - 8.00); in quelli con incremento durante l'esercizio inferiore a 89 battiti al minuto (RR, 6.18; 95% CI, 2.37 - 16.11); ed in quelli con un decremento della frequenza cardiaca inferiore a 25 battiti per minuto dall'acme al termine dello sforzo(RR, 2.20; 95% CI, 1.02 - 4.74). Le tre variabili sono risultate debolmente associate anche con il rischio di morte per tutte le cause.

Fonte: NEJM 2005;352:1951-1958.

La registrazione di un semplice parametro come la frequenza cardiaca rappresenta un elemento per la valutazione del rischio di morte improvvisa ed anche del rischio di morte per ogni causa in uomini apparentemente sani all'esame clinico. La riduzione della variabilità della frequenza cardiaca dopo IMA è un indice dell’equilibrio autonomico e sembra rivestire un ruolo particolarmente significativo nella valutazione del rischio di aritmie ventricolari maligne e dunque di morte improvvisa. Inoltre molti studi hanno valutato la capacità predittiva della frequenza cardiaca in soggetti con patologia cardiaca. In particolare in questo studio appare dimensionalemente importante il rischio relativo nei soggetti che presentano una limitata capacità di aumenatre la loro frequenza cardiaca sotto sforzo e questo può infatti essere una stima della loro scarsa riserva cardiaca
e di una disfunzione del tono parasimpatico. La rilevanza dello studio è che tali parametri sono predittivi di morte improvvisa e persino di morte per tutte le cause in una popolazione maschile di lavoratori apparentemente sani.

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