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FAO: influenza aviaria si vince agendo sugli animali
Inserito il 16 settembre 2005 da admin. - infettivologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Gli interventi finora rivelatisi efficaci per ridurre il rischio per la popolazione sono quelli in cui si è eliminato il virus laddove esso ha origine, vale a dire tra gli animali.

Secondo Jacques Diouf, direttore generale della Fao, l'infezione va combattuta all'origine. Animali vivi e selvatici vanno tenuti separati da quelli domestici. Mentre le autorità sanitarie europee fanno scorta di farmaci antivirali e di maschere di protezione per difendersi dall’eventuale arrivo della mortale variante umana del virus dell’influenza aviaria, si sta sottovalutando un modo razionale per proteggere gli esseri umani: contenere l’infezione alla sua origine. Finora il virus H5N1 ha causato la morte di sessanta persone e l’abbattimento di oltre 140 milioni di uccelli. I Paesi del Sud-Est asiatico colpiti dall’epidemia hanno dimostrato che questa strategia di contenimento può funzionare. In Thailandia vi è stata una notevole riduzione dei focolai epidemici e non sono stati più registrati casi d’infezione umana. Questo grazie a un massiccio investimento nelle attività di controllo dell’epidemia nel pollame, con l’abbattimento sistematico degli animali infetti e con l’attuazione di strette misure di biosicurezza, tra le quali una più attenta sorveglianza ed una ricerca attiva dei focolai epidemici. In Viet Nam, una migliore igiene degli allevamenti, i controlli sulle pratiche avicole e sugli spostamenti dei volatili hanno ridotto la frequenza dei focolai. Anche l’Indonesia ha ottenuto un certo successo con il suo programma di vaccinazione del pollame. Diversi Paesi, come la Malaysia, la Corea del Sud e il Giappone, dopo l’esplosione dei primi focolai, sono riusciti ad eliminare l’epidemia sul nascere. Per vincere la lotta all’influenza aviaria bisogna limitare i contatti ravvicinati tra esseri umani, pollame e animali selvatici; i polli, le anatre e le altre specie domestiche devono essere mantenute separate; la produzione avicola deve essere tenuta il più possibile lontana dagli animali selvatici; e devono essere monitorati i mercati di fauna selvatica, in particolar modo quelli del Sud-Est asiatico, dove si vendono animali vivi sia di specie domestiche che di specie selvatiche. Sarà difficile, se non addirittura impossibile in alcuni casi, eliminare completamente l’influenza aviaria, perché il virus si è ormai insediato in alcuni ambienti e tipi di organismi ospiti, per esempio i volatili selvatici, responsabili di avere trasportato il virus dall' Oriente fino alla Russia ed al Kazakistan. L’obiettivo, nel breve e medio periodo, è quello di respingere e contenere l’infezione in questi serbatoi ormai noti e di limitare il rischio che essa possa dilagare al pollame domestico ed agli esseri umani nell’ambito degli allevamenti locali e commerciali. Nel lungo periodo, l’obiettivo è arrivare ad eliminare l’infezione dal maggior numero possibile di sistemi produttivi.
Se studiamo le rotte degli uccelli migratori, i prossimi punti caldi potrebbero essere i Balcani, il Medio Oriente e l’Africa. Le autorità nazionali dovrebbero investire nella prevenzione ed essere consapevoli della necessità di intervenire tempestivamente per tenere sotto controllo l’epidemia all’origine.

Fonte: il Sole24ore on line

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