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Gamma gt predice rischio cardiovascoalare
Inserito il 17 ottobre 2005 da admin. - cardiovascolare - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Elevati livelli plasmatici di gammaglutamiltransferasi (Gamma gt) indicano un maggior rischio di insorgenza di eventi cardiovascolari.

Secondo uno studio realizzato a Pisa in collaborazione tra il dipartimento di Patologia sperimentale dell'Universita' di Pisa e l' Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, ci sarebbe un legame tra le patologie cardiovascolari e il livello plasmatico dell'enzima gamma-glutamiltransferasi (GGT ). E' emerso un rapporto diretto tra il valore ematico della GGT ed il rischio di infarto e ictus.
Per la prima volta nel 1999, i professori Alfonso Pompella e Aldo Paolicchi, del dipartimento di Patologia sperimentale, evidenziarono che l' enzima GGT e' presente anche nelle placche aterosclerotiche. Studi condotti in seguito su una casistica di pazienti con cardiopatia ischemica dai dottori Michele Emdin e Claudio Passino, ricercatori al Cnr di Pisa, dimostrarono che il rischio di morte cardiaca ed infarto miocardico era predetto dai livelli di GGT sierica che erano risultati del tutto indipendenti dalla presenza di malattie epatiche e dal consumo di alcol.
Ci sono ora indizi che la GGT sierica infiltri la parete arteriosa e aggravi le lesioni ateromatose. I risultati delle ricerche pisane sono stati confermati da uno studio epidemiologico austriaco su larga scala.
La sperimentazione austriaca è stata condotta su dati raccolti negli anni dal 1985 al 2001, relativi a quasi 164.000 volontari del ''Vorarlberg Health Monitoring and Promotion Program'', un programma di monitoraggio dei fattori di rischio per malattie croniche. Lo studio ha riconosciuto un rischio cardiovascolare aumentato di 1,5 volte nei soggetti con GGT elevata di entrambi i sessi, rischio salito a 2 volte nei soggetti con eta' inferiore a 60 anni.

Circulation 2005; 112: 2078-2080, doi:10.1161/CIRCULATIONAHA.105.571919

Commento di Luca Puccetti
L'interesse è sia sul versante speculativo della ricerca di base sul ruolo della Gammagt nella patogenesi delle placche e della malattia cardiovascolare, sia come indice prognostico in pratica clinica. Tuttavia quello che dovrà essere chiarito mediante appositi studi di coorte è se la valutazione della GammaGt conferisca al clinico una maggiore capacità predittiva in alternativa o, più probabilmente, in combinazione con i noti fattori di rischio cardiovascolare. In altre parole in un soggetto con pressione elevata ed ipercolesterolemia la determinazione della GammaGt aumenterà la capacità di individuare il suo profilo di rischio cardiovascolare? Ricordiamo che altri indici presentano sicuramente un'associazione indipendente con la malattia coronarica (es. uricemia, trigliceridimia, PCR quantitativa, fibrinogeno, etc.), ma nessuno di questi indici è mai stato inserito nell'equazione madre della previsione del rischio perchè in realtà l'aggiuntra di ulteriori parametri avrebbe indotto un aumento dei costi ed una complicazione nel calcolo senza apportare sostanziali benefici in termini di capacità predittiva del rischio.

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