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Videogiochi: la nuova droga
Inserito il 16 settembre 2006 da admin. - psichiatria_psicologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La sindrome ossessivo-compulsiva da videogiochi ha punti di contatto con le dipendenze vere e proprie. Ironia delle cose, spesso insorge col beneplacito della famiglia.

Se sei maschio, di età compresa tra i 13 e i 30 anni, disinteressato al contatto con l’esterno e privo di vita sociale, molto probabilmente sei o potresti essere presto affetto dalla nuova forma di dipendenza: quella per i videogiochi. Una nuova forma ossessivo-compulsiva di dipendenza che, secondo Keith Bakker, direttore della Amsterdam-based Smith & Jones Addiction Consultants, può essere paragonata a quella delle droghe e del gioco d’ azzardo, e per la quale è stato stabilito, dalla stessa clinica, un programma riabilitazione per disintossicare i giovani videogiocatori.
Le motivazioni che spingerebbero i giovani a rifugiarsi nel mondo fantastico sarebbero, in fondo, gli stessi che spingono verso le altre forme di dipendenza:
chi si rifugia nei videogiochi ha voglia di evasione e seri problemi a rapportarsi con la realtà, oltre che problemi relazionali. Il videogioco (come il gioco d’ azzardo) avrebbe la funzione di stimolare la produzione di adrenalina e soddisfare, o meglio, sedare il cervello.
Di sicuro, colpisce l’età media dei primi otto ammessi ai programmi di disintossicazione: 15 anni.
“Adolescenti drogati da immagini tridimensionali e giochi di varia natura che non hanno la consapevolezza di avere un problema di dipendenza, questa la cosa più grave”, ha dichiarato Bakker, che prosegue:
“L’incontro con i videogame avviene in famiglia; sono i genitori che regalano e spesso non regolamentano l’uso di questo giocattolo ai ragazzi che se ne fanno assorbire; per la modalità di incontro con il meccanismo di dipendenza (cioè in casa e con il beneplacito dei genitori) nessuno pero’, né gli adulti né i ragazzi, ha la percezione del rischio in cui si incorre”.
E’ quindi possibile individuare nell’ educazione familiare un possibile meccanismo di limitazione all’espandersi del problema.Non a caso il programma di disintossicazione della clinica olandese prevede anche incontri di counseling della famiglia con psicologi e specialisti.
Guido Zamperini
Fonte: Press release dell’Amsterdam-based Smith & Jones Addiction Consultants.

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