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		|  | Aumento di mortalità con alcuni mezzi di contrasto usati per la RM |  |  
		|  | Inserito il 21 ottobre 2007 da admin. - professione - segnala a:         
 
  Alcuni mezzi di contrasto (MdC) impiegati nella risonanza magnetica nucleare (MRI) sono risultati associati, in alcuni casi, ad un aumento della mortalità. 
 I MdC a base di gadolinio sono stati correlati ad insorgenza di fibrosi sistemica nefrogenica (NSF). La NSF, osservata per la prima volta nel 1997 solo in pazienti con insufficienza renale, è caratterizzata da gonfiore e ispessimento della cute con impedimento dei movimenti delle
 articolazioni; nei casi più gravi i pazienti non sono più in grado di camminare.
 Può colpire anche fegato, polmoni, muscoli e cuore; nel 5% dei casi, progredisce rapidamente e aumenta la mortalità da comorbidità.
 Non esistono trattamenti efficaci per la NSF; il miglioramento della funzionalità renale sembra rallentare o arrestare la malattia ed in molti casi sembra determinare la graduale
 reversibilità del processo.
 L’FDA ha ricevuto 57 report di NSF da MdC di cui 43 con gadodiamide (Omniscan®), 6 con gadopentato (Magnevist®), 2 con gadoversetamide (Optimark®, non in commercio in Italia).
 Oltre ad avere modificato il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto a fine 2006, l’Agenzia USA raccomanda che i MdC per MRI, specialmente ad alte dosi, dovrebbero essere utilizzati solo se veramente necessari nei pazienti con insufficienza renale grave.
 I soggetti con insufficienza renale sono ad alto rischio di sviluppare NSF a causa della loro limitata funzionalità escretrice: in condizioni di normale funzionalità renale, l’emivita del gadolinio è di 90 minuti, quindi, ogni 12 ore il 98% del MdC viene eliminato; in un paziente in dialisi, l’emivita del gadolinio aumenta a 54 ore.
 L’American College of Radiology quest’anno pubblicherà un aggiornamento delle sue linee guida nelle quali una sezione sarà dedicata alla correlazione tra NSF e MdC a base di gadolinio.
 
 Fonte: 2007; 297: 252-3. www.farmacovigilanza.org
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