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Meglio morire a casa propria |
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Inserito il 30 dicembre 2008 da admin. - scienze_varie - segnala a:
Si ritiene che in ospedale si possa affrontare meglio l'ultimo passo della vita, ma è vero?
In questo studio francese di tipo cross-sectional sono stati analizzati il contesto e le caratteristiche cliniche di pazienti deceduti. L'analisi ha riguardato 294 ospedali. I dati sono stati raccolti entro 10 giorni dal decesso. L'outcome principale misurato erano le circostanze in cui il paziente moriva in ospedale; come esito secondario si è valutata la percezione del personale infermieristico circa la qualità delle cure terminali. Dei 3793 pazienti deceduti durante lo studio solo il 24,4% aveva almeno un familiare vicino al momento del trapasso; il 16% morì completamente solo; il 70,1% aveva distress respiratorio nel periodo precedente la morte. Solo il 12,0% lamentava dolore. Solo il 35,1% del personale infermieristico giudicò accettabile la qualità del decesso. Gli autori concludono che le circostanze in cui muoiono i pazienti in ospedale non sono ottimali e c'è spazio per numerosi miglioramenti.
Fonte:
Ferrand E et al for the French Mort-a-l’Hôpital Group. Circumstances of Death in Hospitalized Patients and Nurses' Perceptions. French Multicenter Mort-a-l’Hôpital Survey. Arch Intern Med. 2008 May 8;168:867-875.
Commento di Renato Rossi
Attualmente sempre più spesso si muore in ospedale, mentre il decesso nella propria casa è diventata l'eccezione. A questo fenomeno concorrono numerosi fattori: la speranza dei familiari che in ospedale si possano fornire cure migliori, il desiderio di non veder morire a casa un proprio caro, i nuclei familiari sempre più piccoli per cui gli anziani o vivono da soli oppure in residenze protette, la rimozione della morte nell'immaginario collettivo, etc. Lo studio francese presentato in questa pillola mostra però che l'idea che in ospedale si affronti meglio l'ultimo passo della vita è, per molti versi, illusorio. Chi scrive ritiene che, a parte casi particolarmente impegnativi da gestire sul territorio, sia di gran lunga preferibile morire a casa propria, purchè vengano garantite cure accettabili che permettano di controllare il dolore e gli altri sintomi che spesso precedono il decesso. Per far questo però le famiglie non vanno lasciate da sole ad affrontare questo tremendo momento. Tuttavia solo investimenti adeguati e lungimiranti che potenzino le cure domiciliari potrebbero invertire la tendenza attuale e permettere quello che, con un ossimoro, potremmo chiamare " una buona morte", circondati dai propri cari, nell'ambiente in cui si è vissuti. L'ospedale non dovrebbe essere considerato il luogo naturale in cui spegnersi. Come non essere d'accordo con il British Medical Journal che, nella recensione di questo studio, titola: "Se vuoi una buona morte non andare in ospedale"?
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