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I neri bisessuali più a rischio di HIV
Inserito il 30 maggio 2002 da admin. - infettivologia - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



Da un recente studio americano risulterebbe che gli uomini neri bisessuali sarebbero più suscettibili all'infezione di HIV indipendentemente da altri fattori di rischio confermando quindi l'ipotesi che esistono differenze razziali di sensibilità al virus.
Già degli altri lavori precedenti avevano evidenziato una significativa differenza razziale nella sieroprevalenza dell'HIV e delle malattie sessualmente trasmesse (MST) mentre recenti segnalazioni rilevavano un aumento dei casi di MST e di HIV soprattutto negli uomini bisessuali.
I ricercatori hanno analizzato i casi registrati dal 1990 e il 1999 a New York: la popolazione era composta da varie etnie (41% neri, 20% ispanici, 31% bianchi, 9% altre razze). Di questi il 33% era costituito da uomini bisessuali.
I ricercatori hanno osservato come la sieroprevalenza dell'HIV si era ridotta dal 1990 al '99 passando dal 47% al 18% con differenze razziali: nei bianchi era passata dal 34% all'11%; tra gli ispanici dal 47% al 19%; tra i neri era passata dal 56% al 28%.
Venivano poi riscontrati diversi incroci con altre malattie sessualmente trasmesse come gonorrea e uretrite, anche queste diminuite nel tempo. Non veniva riscontrata nessuna differenza significativa tra gli uomini bisessuali delle varie etnie in termini di accesso ai test per HIV o diagnosi di malattia sessualmente trasmessa. Dall'esame dei dati statistici dagli incroci di questi i ricercatori osservavano però un maggior rischio di sieropositività nella razza nera in età superiore a 25 anni e con precedenti di gonorrea.
Secondo gli autori la prevalenza di queste malattie era diminuita nel periodo di tempo 1990 al 1999 in tutte le etnie studiate tuttavia le differenze razziali osservate non erano attribuibili, secondo gli specialisti, a disparità nei fattori di rischio, nelle abitudini sessuali o all'accesso o meno ai test antiHIV ma derivavano da una probabile differenza razziale di sensibilità.

Fonte. Sexually Transmitted Disease, vol. 29 pag. 73-78 da "AIDS & GP" anno 2- n. 2 Marzo 2002

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