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La preipertensione è un fattore di rischio cardiovascolare
Inserito il 01 luglio 2012 da admin. - cardiovascolare - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Circa un terzo degli eventi CV dovuti all’ipertensione sono da attribuire alla preipertensione.

Studio Hisayama

Partecipanti

2634 persone sopra i 40 anni. Lo studio è iniziato nel 1988. Furono arruolati 1107 uomini e 1527 donne. Il Follow up fu di 19 anni, dal 1988 al 2007. Furono osservate 842 morti e a 605 soggetti fu effettuata l’autopsia.

La PA fu misurata con uno sfigmomanometro a mercurio, tre volte consecutivamente in un tempo di 5 minuti e la media delle tre misurazioni fu registrata. La preipertensione fu definita come PAS di 120-139 e la PAD come 80-89. A sua volta la preipertensione fu ulteriormente suddivisa in bassa (120-129/80-84) ed alta (130-139/85-89).

Furono determinati i fattori di rischio attraverso una completa storia clinica, un ECG di base, l’EO e gli esami ematochimici di routine.

Stroke ed IMA furono gli endopints registrati. L’incidenza cumulativa fu aggiustata in base al sesso e all’età.

Risultati

La frequenza della pressione normale, preipertensione, ipertensione di I e II grado fu del 24,9%, 37,7%, 23,8% e 13,6%.

Durante i 19 anni di follow up si ebbero 449 eventi CV (229 uomini e 220 donne).
L’incidenza aumentava all’aumentare della PA; nel range della preipertensione l’incidenza di eventi CV cominciava ad aumentare dal sesto anno, dal quarto anno nel I grado e dal quinto anno nel II grado di ipertensione.



La figura mostra l’incidenza, aggiustata per età e sesso, degli eventi CV secondo le diverse categorie, 7,5 per 1000 persone anno per quelli normotesi, 12,6 per la preipertensione bassa, 12,1 per la preipertensione alta, 13,7 per la ipertensione di I grado e 24,6 per la ipertensione di II grado.

L’associazione era evidente per gli stroke a partire della preipertensione bassa mentre per gli eventi coronarici era evidente solo dal II grado di ipertensione. L’aumento degli stroke a partire dalla preipertensione è stato confermato anche da una recente metanalisi del 2011. (3)

Questo trend di incidenze fu confermato anche dopo aggiustamento per i fattori di rischio (fumo, alcool, BMI, diabete, colesterolo, ecc.)



Un altro importante risultato emerso dallo studio è che gli effetti della preipertensione sul rischio CV furono maggiori per i partecipanti con multipli fattori di rischio ed il rischio di questi soggetti era equivalente ai partecipanti con grado II di ipertensione con pochi fattori di rischio.



Conclusioni

Gli Autori concludono che questi risultati confermano che circa un terzo degli eventi CV dovuti all’ipertensione sono da attribuire alla preipertensione.


Conflitti di interesse dichiarati dagli autori : Nessuno

Fonte

Fukuhara M. Impact of lower range of prehypertension on cardiovascular events in a general population: the Hisayama Study. J Hypertens. 2012 May;30(5):893-900.

Commento di Clementino Stefanetti

Sono usciti una mole di lavori epidemiologici, studi prospettici, negli ultimi 12 anni che hanno portato gli studiosi di ipertensione a considerare sempre più la preipertensione come un fattore di rischio, specialmente nei soggetti con multipli fattori di rischio cardiovascolare. Dallo storico lavoro di Vasan e coll. del 2001 (1) al recente studio Giapponese, Hisayama study, sopra recensito, hanno fatto riflettere su un possibile intervento farmacologico in quei pazienti con molteplici fattori di rischio, ma con valori di PA che rientrano nei criteri della preipertensione. Le LG ci dicono che occorre stressare sui cambiamenti degli stili di vita, ma sappiamo che è raro trovare pazienti motivati in grado di seguire queste modifiche permanentemente. E’ indubbio che mancano lavori clinici, RCT, e in mancanza di questi non abbiamo le evidenze per decidere in senso farmacologico. Oltre allo studio TROPHY, recensito nella pillola, si segnala anche un RCT tedesco, il PHARAO (2), che ha mostrato una significativa riduzione della progressione della preipertensione ad ipertensione con ramipril senza però notare una diminuzione degli eventi CV. Va notato, però, che lo studio è durato 3 anni e, come si può notare nello studio Hisayama, le complicanze iniziano, nei soggetti con preipertensione, dal sesto anno. Quindi sarebbero necessari RCT con un numero di soggetti ampio per un numero di anni adeguato. Ovviamente c’è da chiedersi se eticamente varebbe la pena, per il sottoscritto la risposta è positiva. Quello che è interessante per lo scrivente non sono i moralismi o le valutazioni economiche dovuti alle spinte delle case farmaceutiche, ma solo dare risposte ai risultati di questi studi e soprattutto dare un aiuto ai nostri pazienti laddove hanno un alto rischio di eventi CV.

In merito al tema si segnala anche il brillante articolo di Gianpaolo Collecchia http://www.pillole.org/public/aspnuke/news.asp?id=5483



Referenze

1) Vasan RS. Impact of high-normal blood pressure on the risk of cardiovascular disease. N Engl J Med. 2001 Nov 1;345(18):1291-7.
http://goo.gl/jrhqx

2) Lüders S. The PHARAO study: prevention of hypertension with the angiotensin-converting enzyme inhibitor ramipril in patients with high-normal blood pressure: a prospective, randomized, controlled prevention trial of the German Hypertension League. J Hypertens. 2008 Jul;26(7):1487-96.

3) Lee M. Presence of baseline prehypertension and risk of incident stroke: a meta-analysis. Neurology. 2011 Oct 4;77(14):1330-7. Epub 2011 Sep 28. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21956722

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