Uno studio osservazionale suggerisce che lo screening dell'HCV basato sulla presenza di specifici fattori di rischio non diagnostica quattro soggetti HCV positivi su cinque.
Alcuni autori hanno analizzato i dati di quattro studi retrospettivi per valutare quanto efficace sia lo screening dell'HCV basato sulla presenza di specifici fattori di rischio [1].
Si tratta di quasi 210.000 soggetti osservati per una media di 5 mesi. Sono stati testati per HCV 17.464 soggetti. Si è visto che poco più dell'80% dei soggetti HCV positivi non venivano identificati usando lo screening basato sulla presenza di fattori di rischio. Si è visto anche che fattori indipendenti di rischio per infezione da HCV sono risultati: una storia di uso di droghe per via iniettiva, l'essere nati tra il 1945 e il 1965, avere una persistenza di ALT elevata.
Gli autori sottolineano quindi che lo screening basato sulla presenza di specifici fattori di rischio non diagnotica 4 soggetti HCV positivi su 5. Questi soggetti non identificati non potranno essere sottoposti ad ulteriori accertamenti e a terapia antivirale se ritenuta necessaria. Oltre a questo non potranno essere avvisati circa il loro stato in modo da adottare procedure profilattiche per impedire la trasmissione del virus.
In effetti i CDC americani (Centers for Disease Control and Prevention) consigliano di eseguire lo screening dell'HCV (seguito dall' HCV RNA nel caso di positività) nei seguenti casi [2]:
- soggetti che usano o hanno usato droghe per via iniettiva - soggetti che hanno ricevuto fattori della coagulazione prodotti prima del 1987 - soggeti in dialisi a lungo termine - soggetti con alterazioni persistenti della ALT - soggetti infettati dall'HIV - soggetti che hanno ricevuto trasfusioni di sangue o trapianto di organi prima del 1992 - impiegati del comparto sanitario dopo che sono stati esposti a sangue infetto (punture accidentali e altro) - bambini nati da madri HCV positive - soggetti che hanno rapporti sessuali con persone HCV positive.
In altri gruppi lo screening è di utilità incerta: per esempio soggetti che hanno o hanno avuto tatuaggi o piercing, soggetti con multipli partners sessuali. Non è invece raccomandato lo screening della popolazione generale, delle donne in gravidazna senza fattori di rischio, in coloro che vivono con persone HCV positive ma non hanno con loro contatti sessuali.
La United States Preventive Services Task Force (USPSTF) ha emanato delle raccomandazioni simili [3].
Tuttavia sia i CDC che la USPSTF raccomandano anche uno screening basato sull'età: in particolare si dovrebbe consigliare lo screening dell'HCV una sola volta e indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio a tutti i soggetti nati tra il 1945 e il 1965.
Le linee guida quindi prevendono due strategie di screening: quello basato sui fattori di rischio e quello basato sull'età.
Un approccio del genere può essere sostanzialmente condiviso anche se mancano studi clinici randomizzati e controllati che abbiano valutato l'efficacia dello screening nel ridurre mortalità e morbilità dell'epatite C sia nella popolazione generale sia in sottopopolazioni specifiche.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Smith BD et al. Hepatitis C Virus Antibody Positivity and Predictors Among Previously Undiagnosed Adult Primary Care Outpatients: Cross-Sectional Analysis of a Multisite Retrospective Cohort Study Clin Infect Dis. 2015 Apr 15;60:1145-52.
3. Virginia A. Moyer, MD, MPH, on behalf of the U.S. Preventive Services Task Force. Screening for Hepatitis C Virus Infection in Adults: U.S. Preventive Services Task Force Recommendation Statement. Ann Intern Med. 2013;159:349-357.