Timbrare il cartellino per altri comporta il licenziamento, anche se questa sanzione non e' prevista dal Contratto Collettivo Nazionale: si tratta di giusta causa in quanto comporta la rottura del rapporto di fiducia ( Cass. Lavoro n. 5777/2015).
Stanno compiendo il loro iter giudiziario alcuni episodi gia' finiti sui giornali dei cosiddetti "furbetti del cartellino", di coloro cioe' che si servono di tale strumento per eludere i poteri di controllo dei datori di lavoro, magari timbrando anche per colleghi assenti.
Uno di questi casi e' arrivato recentemente in Cassazione: un lavoratore era stato licenziato in quanto scoperto a fare tale manovra, e aveva opposto ricorso giudiziario sostenendo che tale provvedimento era eccessivo e illegittimo in quanto non contemplato nel Contratto Collettivo Nazionale. Aveva anche sottolineato l' assenza di precedenti sanzioni disciplinari nonche' il suo successivo ravvedimento.
I giudici di merito avevano confermato il licenziamento per cui il caso era finito in Cassazione.
La Corte ha sottolineao che la nozione di "giusta causa" e' una nozione legale, che non e' subordinata ai contenuti del contratto di lavoro che qundi non vincola, sotto questo aspetto, il Giudice (che tuttavia puo' servirsene come parametro).
La condotta del lavoratore costituiva una frode a danno del datore di lavoro, e l' elusione dei controlli non consentiva adeguata una sanzione diversa, di tipo conservativo.
Il licenziamento era percio' confermato. Daniele Zamperini