Un piccolo studio randomizzato in aperto suggerisce che l’interferon beta-1b potrebbe essere utile nella COVID-19 grave, ma si attendono ulteriori conferme.
L’interferone è una delle terapie proposte per la COVID-19.
In questo studio randomizzato e controllato, in aperto, sono stati reclutati 80 pazienti (età >/= 18 anni) con COVID-19 grave, randomizzati a ricevere interferon beta-1b (250 mg ogni altro giorno per due settimane) oppure terapia standard. La terapia standard consisteva in antivirali (lopinavir/ritonavir oppure atazanavir/ritonavir) e idrossiclorochina e veniva somministrata per 7-10 giorni.
L’endpoint primario era il tempo necessario ad ottenere il miglioramento clinico, Tra gli endpoint secondari la mortalità a 28 giorni. Hanno completato lo studio 33 pazienti in ogni gruppo.
Il tempo di miglioramento risultò di 9 giorni in media nel gruppo interferone e di 11 nel gruppo controllo. I ricoveri in terapia intensiva furono rispettivamente del 42% e del 66%. A 28 giorni la mortalità fu del 6% nel gruppo interferone e del 18% nel gruppo controllo.
I due dati più interessanti dello studio sono la riduzione dei ricoveri in terapia intensiva e della mortalità a 28 giorni nel gruppo interferone.
Tuttavia i due parametri erano degli endpoint secondari quindi questi risultati devono essere interpretati con cautela.
Lo studio è di tipo randomizzato e controllato quindi produce teoricamente evidenze di buona qualità, tuttavia ha arruolato un numero piccolo di pazienti: come correttamente concludono gli autori sono necessari studi più ampi per valutare in modo più rigoroso l’impatto dell’interferone sulla infezione da SARS-CoV-2. Anche perchè il SOLIDARITY Trial in cui è stato usato l'interferon beta- 1a ha dato risultati negativi [2].
Renato Rossi
Bibliografia
1. Rahmani H et al. Interferon beta-1b in treatment of severe COVID-19: A randomized clinical trial. Int Immunopharmacol. 2020 Aug; 88:106903.