Un aggiornamento delle linee guida della USPSTF non ha trovato evidenze circa l'utilità dello screening in soggetti in buona salute viventi in comunità.
Questa testata si è occupata molte volte della vitamina D e della opportunità di eseguire uno screening per determinare un eventuale deficit. Un aggiornamento recente arriva dall U.S. Preventive Services Task Force [1] che ha rivisto le sue precedenti raccomandazioni con una nuova analidi della letteratura. Sono stati valutati 46 studi per un totale di oltre 16.000 persone arruolate. Nessuno studio ha valutato benefici e rischi dello screening. Ci sono però studi che hanno esaminato l'utilità della supplementazione con vitamina D in soggetti sani viventi in comunità con bassi livelli di vitamina D. Si è evidenziato che il trattamento non riduceva la mortalità totale, le fratture, l'incidenza di diabete, di malattie cardiovascolari, di cancro, di depressione. Anche l'incidenza di eventi avversi non veniva infleunzata dalla somministrazione di vitamina D. Le evidenze circa l'utilità per il trattamento delle infezioni e per il miglioramento delle funzioni fisiche sono state giudicate insufficienti.
In conclusione possimao dire che evidenze indirette non consigliano lo screening del deficit di vitamina D in persone non istituzionalizzate in buone condizioni di salute. Diverso il discorco nei soggetti con precedenti fratture da fragilità dove calcio e vitamina D sono consilgiati in associazione a difosfonati o altri trattamenti e nei pazienti ricoverati in case di riposo nei quali il defcii di vitamina D è quasi la regola e la supplementazione di solito giustificata.
Renato Rossi
Bibliografia
1. Leila C et al. Screening for Vitamin D Deficiency in Adults. Updated Evidence Report and Systematic Review for the US Preventive Services Task Force. JAMA 2021; 325:1443-1463.