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L'etichetta prematura
Inserito il 23 gennaio 2022 da admin. - scienze_varie - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La chiusura prematura dell'iter diagnostico può portare a errori di inquadramento.


RG è un paziente di 72 anni affetto da tempo da ipertensione arteriosa in trattamento con aceinibitore e diuretico tiazidico.
Effettua ogni anno degli esami ematochimici che risultano sempre nella norma. Gli ultimi evidenziano però una lieve microematuria.
Il medico curante fa eseguire un secondo controllo che conferma il dato. RG non ha disturbi urinari, non dolore nè sintomi di allarme come calo ponderale, anemia, febbre.
Il curante fa eseguire un'urocoltura e, per tre volte, un esame citologco del sedimento urinario. Entrambi gli esami risultano negativi.
Per scrupolo fa eseguire anche un PSA (normale), un'ecografia reno-vescicale (alcuni piccoli spot iperecogeni a livello dei calici renali inferiori di destra compatibili con microcalcoli) e un'ecografia prostatica trans-rettale (modesta ipertrofia ghiandolare senza segni sospetti).
Il medico, vista la negatività degli esami, rassicura il paziente.

Passano alcuni mesi e RG si presenta preoccupato in Pronto Soccorso perchè ha notato l'emissione di urine rossastre.
Il dato viene confermato da un esame urine che dimostra la presenza di numerosssime emazie non dismorfiche.
Una consulenza urologica e una successiva cistoscopia permettono di diagnosticare una neoplasia vescicale di circa 1,5 centimetri di diametro che essendo piatta, non era stata notata dalla precedente ecografia.

In questo caso si è verificata una chiusura prematura dell'iter diagnostico: il medico ha ritenuto di non proseguire oltre nelle indagini accontentandosi dei risultati dei primi accertamenti e della etichetta diagnostica di ematuria da possibile microcalcolosi renale.
Attualmente le linee guida dell'American Urological Association consigliano una TC e una cistoscopia per escludere una neoplasia delle vie urinarie nei pazienti a rischio medio o elevato. Tra i vari fattori di rischio vi è anche un'età > 40 anni.


Renato Rossi


Per approfondire:

Collecchia G, De Gobbi R, Fassina R, Ressa G, Rossi RL. La diagnosi ritrovata. Il Pensiero Scientifico Editore: Roma 2021.
http://pensiero.it/catalogo/libri/professionisti/la-diagnosi-ritrovata




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