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IL FURBONE
Inserito il 06 settembre 2022 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

La storia di un medico furbo, troppo furbo...



La telefonata arrivò mentre stavo decidendo se scartare tre carte o tentare una scala.

Tebaldo stava lì, bruciando dall’ ansia seduto sul pizzo della sedia aspettando la decisione del Sachem. Gli altri ridacchiavano: il dottorino era meglio di libro aperto, non era proprio capace di simulare, almeno non con certe vecchie volpi. Veronelli aveva mollato, Salvatore aspettava il suo turno dopo di me, tutti avevamo capito che Baldino aveva un buon punto, e l’ ansia che traspariva dalla sua faccia faceva capire che almeno stavolta sperava di fare il colpaccio.

Stavo ponderando una decisione quando squillò il telefono appeso nell’ angolo della saletta. Bruno parlottò all’ apparecchio, poi mi chiamò facendo un segno col pollice.
Lo guardai interrogativo: valeva la pena lasciare la mano? Annuì impercettibilmente, per cui passai il turno a Salvatore.

Mi fermai a parlottare qualche minuto, era Rosanna, mia vecchia amica del Liceo ora funzionaria di un certo livello presso l’ Ordine dei Medici di una città del sud. Stava forzando un po’ le regole comunicandomi in anteprima l’ esito di un procedimento disciplinare, ma era solo un favore ad un amico, sarebbe stato comunque reso pubblico entro pochi giorni.

La ringraziai, ci scambiammo qualche battuta sui vecchi tempi, poi riattaccai e tornai al tavolo delle carte.

La situazione si era evoluta: Salvatore aveva azzardato ma stavolta al dottorino, con fortuna incredibile, era entrato addirittura un poker. Poteva sbancarli tutti ma come al solito si era dimostrato troppo timido e ingenuo, e aveva vinto sì ma solo pochi soldi. Un’ anima candida. Oddio, non è che a quel tavolo si giocassero cifre enormi: c’erano limiti rigidi che perfino Parrocchi aveva trovato adeguati per una partita tra amici.

“ Ho vinto, Sachè, hai lasciato appena in tempo. Ti avrei fatto nero! Oggi è il mio giorno fortunato…”.
Mi sedetti “ Eh, sì, Baldì, e non immagini quanto!”.
Ogni movimento si fermò, e sembrò che il tempo si arrestasse. Tutti avevano capito che ci sarebbe stata una storia.

“ Eh, sì – continuai – oggi ti si sta aprendo una nuova interessante opportunità di lavoro. Basta campare da precario facendo il sostituto! Ti ricordi del dottor Gasparoni?”
“ Me lo ricordo sì, mi ha fregato il posto di lavoro alle Terme! Avevo quasi concluso, stavano per assumermi quando Gasparoni mi ha scavalcato presentando una serie di referenze entusiastiche che, secondo me, erano fasulle. Solo che lui è dannatamente furbo: qualcuno dei firmatari era emigrato, qualcuno addirittura morto, nessuno smentì quelle referenze. Era troppo furbo, Sachè, troppo furbo!”.

“ Sì è davvero un furbone, ma mi ha riferito un uccellino, anzi un uccellone (mi venne da ridere pensando a Rosanna, un tantino sovrappeso) che per un po’ di tempo, parecchio tempo, si ritirerà a vita privata, e tu potrai riottenere qual posto che ti era sfuggito così ingiustamente”.

Tutti si erano protesi verso di me per sentire la storia, Bruno mi guardò con uno sguardo scocciato che diceva “ Arriva al dunque, Sachè, che ci stai rompendo le scatole” . E quando Bruno si scoccia, meglio non sottovalutarlo. Perciò raccontai.

Avevo conosciuto Gasperoni superficialmente, per caso, anni prima, e non mi era stato nemmeno simpatico, per cui mi meravigliai quando, al telefono, avevo sentito la sua voce inconfondibile, arrochita dalle sigarette.
“ Ciao, Sachè, ti ricordi di me? Vorrei chiederti una cortesia.”.
Bofonchiai un assenso, e lui proseguì
“ Sai, ricordo che tu frequentavi un sacco di gente importante e che eri bravissimo a dare consigli, anche legali. Chi l’ avrebbe detto che adesso sarebbero serviti a me? Sì, si, lo so, è incredibile ma adesso ho un momento difficile con la giustizia, magari mi puoi dare una mano”.

Bofonchiai ancora qualcosa, e lui proseguì
“ Sai che io faccio il medico alle terme, no? Ho avuto il posto superando quel fessacchiotto di Tebaldo. Poveraccio, non aveva nessuna chance. È un posto prezioso, Sachè: orari tranquilli, impegni leggeri, un sacco di tempo libero per arrotondare con un po’ di attività privata. I miei compiti, in sostanza, si riducono a certificare che le persone sono fisicamente idonee a praticare le cure termali (figuriamoci!) e a rilasciare le attestazioni di presenza alle terme, da consegnare ai datori di lavoro”.
“ Ho capito, conosco quel lavoro, ma che diavolo può essere successo?”.
“ Ecco, vedi, giorni fa i carabinieri hanno effettuato una perquisizione a casa di uno che frequentava le Terme, ed hanno trovato una mia attestazione (loro lo chiamano “certificato”) completo di firma e tutto ma mancante di data. Una cazzata, Sachè, ma la stanno facendo davvero troppo enorme”.

Riflettei ad alta voce: “ Bè, la data, mi sembra di ricordare, è un elemento essenziale di ogni certificato, la sua mancanza toglie validità all’ atto perché non si può sapere a quando, di preciso, faccia riferimento. Però non credo che sia reato, è un certificato non valido, una mancanza amministrativa. Hai sentito l’ avvocato?”
“ Sì, e mi ha detto che sono nei guai”.
“ Addirittura! Per aver dimenticato la data! Senti Gasperò, io credo che la cosa può essere risolta senza tanti problemi: quando il giudice ti interrogherà gli spiegherai che è stato un semplice errore, che mentre compilavi il certificato è squillato il telefono oppure ti hanno bussato alla porta, tu ti sei distratto e hai dimenticato di terminare la scrittura. È vero che tecnicamente, come mi spiegava un amico, è un certificato falso, ma può capitare a tutti di sbagliare una volta, non credo che sia niente di così grave…”.

Dall’ altra parte del telefono cadde il silenzio, ma un silenzio gravido, significativo, non una linea muta; era un silenzio che preludeva a qualcosa di importante:
“ Sachè, a dire la verità c’è un problema”.
Preferii non parlare, aspettai la novità che sentivo incombere.
“ Vedi, in realtà non hanno trovato solo un certificato…”.
Tacqui ancora.
“ Ecco, i Carabinieri hanno trovato a casa di quel cretino un mazzetto di certificati miei, una decina, tutti senza data”.
Cacchio! Sentii la nuvola nera che si avvicinava.
“Eh sì, li hanno sequestrati e mi hanno denunciato per falso, truffa e non mi ricordo che altro”.
“ Gasperò, ma come faceva quello ad avere un mazzetto di certificati senza data? Te li aveva rubati?”
“ No, vedi, Sachè, io, al lavoro, avevo pensato che era inutile stare lì tutti i giorni a compilare un certificato uguale a quello del giorno prima! Una rottura di scatole, inutile e fastidiosa pure per i lavoratori! Perciò, siccome sono furbo, mi ero organizzato: in occasione della prima visita consegnavo un mazzetto di certificati, tutti senza data in modo che gli interessati potessero metterci quella che faceva più comodo. Vuoi mettere la comodità? Meno lavoro, più elasticità, loro si prendevano i giorni dal lavoro pure se non avevano voglia di venire alle terme, tutto tranquillo.
Chi andava ad immaginare che quello stronzo se ne sarebbe servito per crearsi un alibi? Faceva risultare che stava alle terme mentre andava in giro a rapinare negozi e oltretutto, doppiamente cretino, si faceva immortalare dalle telecamere di sicurezza. Hai voglia poi a farti l’ alibi coi certificati! E’ finito subito dentro, e pensa che hanno addirittura sospettato che fossimo complici, che io gli fornissi apposta l’ alibi per dividere i frutti delle rapine!
Sachè, per discolparmi ho dovuto convincerli che invece lo facevo così, per abitudine, ma senza guadagnarci niente!”.

“ Quindi hai pensato di dimostrare ai carabinieri che tu lo fai per sistema, e che alle Terme lasciavi a tutti i blocchetti di certificati senza data?”.
“ Certo!”
“ Ma così ti sei scagionato dal sospetto di complicità nelle rapine, però hai confessato il falso continuato”.
“Eh, no, Sachè – e sentii un tono di trionfo nella voce – mica sò fesso, io! Io sò furbo! Gliel’ ho detto pure al maresciallo: io davo sì i certificati senza data, ma la data falsa, poi, la scrivevano loro! Sono loro i falsari, mica io! E che te credi, che sò fesso?”
Al mio silenzio sentii il tono pomposo che si sgonfiava: “Funziona così, no, Sachè? Io non ho mica scritto niente di falso! Che ne so cosa ci scrivevano? Io mi limitavo solo a snellire le procedure”
E dato che continuavo a stare zitto, il tono prese una sfumatura crescente di disperazione “ È così, no, Sachè? Io non ho fatto niente… Sò innocente, io! Conosci qualcuno che può fare qualcosa per me? Me la puoi dare una mano, vero?”

Io tirai un lungo sospiro, poi mi decisi:
“ Tranquillo, Gasperò, farò tutto ciò che posso, cioè, a dire il vero, non so proprio che cosa. Ma vedrai che non ce ne sarà bisogno: sei così furbo, tu!”.
Attaccai e fortunatamente non lo sentii più.

“ Adesso - dissi agli amici del tavolo da poker - ho saputo al telefono come è andata a finire: condanna penale per falso e truffa aggravata; radiato o sospeso dall’ Ordine dei Medici, non so bene. Il posto alle terme è rimasto libero e mi dicono che sarebbero lieti di riavere Tebaldo. Baldì, hanno proprio chiesto di te – continuai rivolto all’ interessato – Hai ragione, è proprio la tua giornata fortunata”.

A dire la verità anche qualcun altro ci aveva messo una buona parola: lo meritava, un bravo ragazzo, medico coscienzioso, onesto e tanto tanto poco furbo.

E io, dei furboni, ero così stufo…


“RITORNO AL BAR DELLO ZOZZO” – Daniele Zamperini – 2020

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