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Componenti tossiche per il sistema riproduttivo maschile presenti nei pesticidi venduti in Italia |
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Inserito il 30 novembre 1999 da admin. - andrologia - segnala a:
E’ noto che il sistema riproduttivo maschile può essere danneggiato da alcuni principi attivi presenti nei pesticidi. Recenti studi di tossicologia sperimentale suggeriscono che alcune di queste sostanze potrebbero alterare l’omeostasi ormonale durante le fasi di sviluppo prenatale e neonatale, causando malformazioni del tratto genitale maschile o alterazioni della spermatogenesi. Il presente studio è stato condotto per verificare la presenza di queste sostanze (endocrine disruptors, ED) tra i pesticidi italiani. I principi attivi sono stati identificati tramite l’Archivio degli Antiparassitari Agricoli (ISS), che contiene informazioni sui prodotti registrati in Italia. Dalla valutazione tossicologica, effettuata attraverso una revisione della letteratura scientifica ufficiale, è risultato che tra i 352 principi attivi registrati in Italia, 22 sono in grado, di alterare il sistema ormonale o di alterare lo sviluppo e/o la funzionalità del sistema riproduttivo maschile e femminile. In particolare 4 principi attivi (metossicloro, vinclozolina, procimidone, lindano) con capacità di interferire con gli ormoni sessuali, sono presenti in 92 prodotti registrati in Italia con un intervallo di concentrazione compreso tra 0,5%-75%. Una indagine pilota è stata condotta tra i rivenditori di pesticidi di un area agricola del centro Italia, caratterizzata per l’intensiva attività agricola con diversificate coltivazioni, al fine di verificare l’utilizzazione delle sostanze ED in agricoltura. Tra i prodotti venduti nell’area agricola sono stati identificati il procimidone , la vinclozolina e il lindano. Questi dati, benchè preliminari e limitati ad una unica area, hanno permesso di accertare la commercializzazione di questi principi attivi. Sebbene sia difficile stimare il rischio riproduttivo dei lavoratori che utilizzano queste sostanze, poiché mancano, ad oggi, informazioni sui livelli di esposizione, l’accertamento della loro commercializzazione, suggerisce che una maggiore attenzione dovrebbe essere rivolta alla sorveglianza dei lavoratori che maneggiano questi principi attivi. (G.Petrelli e al. "Biologi Italiani" n. 7 1999)
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