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DE MORTUIS NISI BONUM
Inserito il 24 agosto 2023 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

[Quando muore un personaggio noto e' uso elevare grandi lodi. Ma se lo meritano davvero sempre?]

Bruno mi colse in un momento molto delicato di quella giornata. Mi trovò che stavo scrivendo, immerso nei pensieri. Così immerso che non mi accorsi nemmeno del suo arrivo. E ce ne vuole, per non accorgersi di quella quintalata abbondante di muscoli e di pelo arruffato.

“ Aho, ma che stai a scrive de così importante?” E si accostò cercando di sbirciare il foglio che io cercai di nascondere coprendolo col braccio.

Niente da fare. Orami lo Zozzo si era incuriosito e, con aria distratta, lo strappò senza il minimo sforzo da sotto il mio gomito.

“ Ma che è ‘sta roba? – fece stupito – ma che è, un necrologio? E de chi? – poi lesse il nome – A Sachè, ma che te stai a scrive il necrologio tuo? Guarda che mica tocca all’ interessato, guarda che il tuo elogio funebre tocca a me, o al massimo a Don Bartolo, che pure lui ce n’ avrebbe da raccontà… Me sa che tra me e lui tenemo occupata la chiesa pe' tutta la giornata…- e rise. Poi tornato serio – ma che t’ha preso, Sachè, c’è qualche problema che non mi hai detto?”.

Scossi la testa

Qualche malattia? – vide il gesto fulmineo con cui cercavo di esorcizzare il concetto tastando rapidamente i miei gioielli portafortuna – Allora qualche incidente? - nuovo gesto scaramantico – E allora?”

Non mi era facile da spiegare: “ Vedi, Brù, stavo riflettendo sulla vita e sulla morte.
Ieri sono stato al funerale di un mio vecchio compagno di scuola, Giovanni Tancredi: una folla di persone, la famiglia in lacrime, tutti che esaltavano la vita e le virtù del defunto… Sai come si dice: “Dei morti bisogna parlare solo bene”.
Però a dire la verità, Brù, non è che se li meritasse proprio tutti ‘sti elogi; detto tra noi (io lo conoscevo bene) Giovanni era uno stronzo, un vero stronzo, e non gli avrei affidato nulla a cui tenessi, però era riuscito a passare indenne nella vita.
Se non fosse stato per l’ autotreno sotto cui si era infilato con la spider starebbe ancora qui a rompere le palle al prossimo”.

“ E allora, che c’entra?” chiese il mio amico, concreto ed essenziale come al solito.

“ Bé, mi sono chiesto: ma se l’ incidente l’ avessi avuto io, che cosa avrebbero detto al mio funerale? La verità, intendo, ché a raccontare balle siamo buoni tutti. Marito esemplare? Padre ideale? Cittadino modello? Ha lasciato un segno nel mondo? Ma per carità!!! E non c’è bisogno che fai quella faccia! E allora mi sono messo a pensare: cosa potrei meritare? Ci sono stato sopra un bel po' e non è che abbia trovato un granché. Il mio necrologio rimane vuoto o quasi”.

Bruno prese il foglietto, vuoto a parte una riga all’ inizio “ Ha cercato di fare del suo meglio” c’era scritto in bella calligrafia, poi aggiunto come per un ripensamento, scarabocchiato appresso “per sé e per le persone a cui ha voluto bene”.
Altro non mi era proprio venuto.

Bruno scoppiò a ridere, della sua risatona profonda.
“ A Sachè, ma te voi impiccià degli affaracci tua, ‘na vorta tanto? Er necrologio tuo tocca a me, mò vuoi comandà pure su quello? Ah, nun sai come me divertirei a dire tutto quello che so su de te…- e rise ancora, poi smise, e si incupì – quello che proprio me farebbe male è che tu nun me staressi a sentì! Che gusto c’è a sfottete così quando nun ce sei?”.

Lo guardavo un po’ interdetto. Aveva cambiato tono, non sembrava più così scherzoso.

“E poi mica è detto che toccherebbe prima a te, magari becco un camion pure io e co’ la moto sai come va a finì... Sachè, che diresti de me, in quel caso? E scusame tanto se m’ è venuto spontaneo toccà li portafortuna mia”.

Rimasi senza parole, e non è cosa che mi capiti spesso. “Brù, direi qualcosa come “È stato un amico, un vero amico, ha sempre fatto del suo meglio, soprattutto per le persone a cui voleva bene”.

Mi guardò, un pò stralunato: “ A me me pare de avelle già sentite, ‘ste parole… Che fai, me ricicli er necrologio tuo? Ma non se pò dì quarcosa de mejo, quarcosa che me rappresenta de più, che so - … Gonfiò il torace, aria ispirata:
“ Ha visto cose che voi umani…”

“ Sì, buonanotte! I bastioni di Orione e tutto il resto! Guarda che non è mica originale, è un plagio, non si può…”

“ Aho, ma manco da morto uno pò dì quello che je pare? Pure nella tomba me tocca rinuncià a un necrologio che mi descrive così bene?”

Ridacchiai. “ Ma dai, se proprio ce tieni a un necrologio succoso posso raccontà de come metti il liquore da pochi soldi nelle bottiglie di lusso…”.
“Aho, ma quello è solo per i forestieri! E allora io racconto che sei un avaraccio, che nun cacci una lira e me devi ancora pagà un centinaio de caffè “.
“ Ma è per amicizia, Brù! Non ti senti già ripagato dall’ amicizia che ti manifesto ogni giorno? E i clienti che ti porto? Il caffè del mattino è solo la giusta ricompensa per tutta la compagnia che ti faccio!”.

“ Sì sì, va bè, tutte scuse pè nun pagà! Va bè, tornando al discorso di prima, ricordo cosa diceva mì nonno, è inutile stacce a pensà , a chi tocca, tocca. – un ripensamento – Però non potresti aspettà de morì solo dopo che m’ hai saldato il conto?”.

“ Ma certo, Brù, e siccome so che mi vuoi bene, me lo prepari un altro caffè? Naturalmente va messo nel conto, così s’allunga la lista e a me me tocca de campà de più…”

Sospirò, rassegnato “ Va bè, facciamo così: io t’offro ancora er caffè se tu però me prometti un necrologio decente. Anche se, a dire la verità pure così a ripensacce nun me sembra poi tanto male! – e qui si interruppe, riflettendo – Però vuoi mette: ‘ Ha visto cose che voi umani…’ ”

“ Lascia perde, Brù, e annamoce a piglià il caffè, che è meglio…”

Daniele Zamperini - 2020
“Noi, quelli del Bar dello Zozzo”
Matite di Roberta Floreani

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