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Verso un vaccino per la malaria |
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Inserito il 30 dicembre 1999 da admin. - infettivologia - segnala a:
Il nuovo trattamento sperimentale diminuisce l’incidenza della malattia del 65 per cento.
12.12.1999 Una équipe di ricercatori ha annunciato di essere ad un passo dalla messa a punto di un vaccino contro la malaria. La notizia, divulgata dalla CNN, apre nuove speranze per la prevenzione di una malattia che in alcune parti del mondo è endemica. La malaria infatti, che per i paesi industrializzati rappresenta soprattutto un problema legato al turismo, rimane ancora una piaga insanabile per molte popolazioni dei paesi tropicali in via di sviluppo. Il quadro della situazione è aggravato inoltre dalla mancanza di terapie sicure ed efficaci. Gli sforzi nella ricerca in questo campo, effettuati dalla ditta farmaceutica SmithKline Beecham in collaborazione con il Walter Reed Army Institute of Research, sembrano oggi avere condotto ad apprezzabili risultati, segnati dallo sviluppo del primo vaccino efficace contro il Plasmodium Falciparum, principale agente eziologico della malattia. La malaria ha un elevatissimo impatto sociale. Secondo i dati della World Health Organization, essa colpisce ogni anno almeno 300 milioni di persone e ne uccide quasi tre milioni. La resistenza ai farmaci di uso comune per il trattamento della malattia sembra aumentare rapidamente, e gli operatori sanitari potrebbero presto rimanere senza validi strumenti di cura. Inoltre, secondo un recente studio, i più vulnerabili alla malattia sono i bambini, e molti di quelli che riescono a sopravvivere soffrono di gravi problemi neurologici come cecità, sordità o ritardo mentale. Il primo test è stato condotto su 250 uomini del Gambia, che si sono volontariamente sottoposti alla somministrazione delle tre dosi di vaccino la cui composizione viene gelosamente taciuta. La protezione fornita dal vaccino ha ridotto del 65 per cento i casi di malaria, mostrando un livello di efficacia mai raggiunto finora. Il vaccino sembra avere però, una durata molto limitata nel tempo, pari a circa due mesi. I ricercatori si mostrano comunque ottimisti circa la possibilità di migliorare, in tempi rapidi, la durata della protezione, definendo i risultati sperimentali come la prima grande conquista in questo campo dopo anni di vani tentativi. Philip Russell, presidente dell’Albert B. Sabin Institute presso la Georgetown University, si dice entusiasta dei risultati dello studio, ed è convinto che solo uno sforzo di collaborazione possa in breve tempo sanare una delle più gravi piaghe dei paesi in via di sviluppo. Per questo, la prossima settimana porterà intorno ad un tavolo comune rappresentanti del governo, scienziati, industriali e associazioni umanitarie per cercare fondi da destinare alle ricerche. Già il prossimo anno il vaccino sperimentale potrebbe essere testato assieme ad un altro vaccino a DNA, per aumentare la durata dell’effetto, e i dati potrebbero inoltre essere rapidamente confermati da uno studio imminente che alcuni ricercatori Australiani condurranno su alcuni volontari delle popolazioni della Papua Nuova Guinea. Le Scienze www.lescienze.it
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