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UNA DIAGNOSI DIFFICILISSIMA |
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Inserito il 14 marzo 2024 da admin. - professione - segnala a:
[Ispirato a una storia vera]
Per quanto mi ricordi ho trovato lo studio di Casimiri sempre affollato. Ogni giorno in sala d’aspetto una folla di borgatari vocianti si affolla intorno al tavolo della segretaria chiedendo una ricetta o una prescrizione; una coda si forma davanti alla porta del giovane Salvatore, che cerca di alleggerire il lavoro dell’ anziano medico della mutua, un sacco di gente pero’ insiste per essere visitata da Casimiri.
Mi ero spesso chiesto il perche’, lo capii solo quando l’ interessato, stremato, mi aveva raccontato, durante una pausa al bar, la storia di Giuseppe.
Giuseppe non lo conoscevo, si trattava (mi disse) di un uomo di quarant'anni, immigrato temporaneamente da una regione del sud. In realta’ era stato costretto a venire a Roma per motivi di salute.
Era stato in attesa per lungo tempo di un appuntamento presso un grande luminare romano, un primario molto noto a livello nazionale, perche’ solo lui (sperava) avrebbe saputo diagnosticare una misteriosa malattia che nessun altro riusciva a capire.
Da qualche settimana soffriva infatti di una febbricola persistente ma, inizialmente, senza altri sintomi particolari. Qualche doloretto muscolare qua e la’, ma niente di particolare. Non si sentiva particolarmente male per cui all’ inizio aveva fatto finta di niente, e si era limitato ad un riforzo vitaminico, ma ora la febbre cominciava a preoccuparlo: tendeva ad aumentare si sentiva stanco e irritabile, spesso sudaticcio. Decise allora di andare dal suo medico di famiglia che, un po’ sbigativamente, gli prescrisse una serie di esami del sangue e delle urine.
Non risulto’ nulla di particolarmente anomalo, per cui il medico gli disse di stare tranquillo, che probabilmente si trattava di una banale infezione virale che sarebbe passata da sola.
La febbre invece non passava, aumentava e i sintomi si facevano piu’ insistenti: Giuseppe iniziò a sentire dei brividi, i dolori muscolari si accentuavano, comparve una profusa sudorazione notturna. Tornò dal medico, che stavolta prescrisse una radiografia del torace. Nulla di particolare, nemmeno allora: leggeri segni di infiammazione bronchiare (“Ecco qui, abbiamo trovato la causa: devi smettere di fumare!”) per cui il medico gli prescrisse degli antiinfiammatori e lo congedo’, un po’ scocciato.
Giuseppe pero’ non si sentiva rassicurato. Cominciava a temere di avere qualcosa di piu’ grave. Così iniziò a girare altri medici: Uno pneumologo scrto’ la radiografia e scarto’ sprezzantemente la diagnosi di broncopatia: ipotizzo’ una febbre reumatica e lo mando’ da un reumatologo. Il reumatologo fece ripetere tutte le analisi del sangue, ampliandole ancora, e stavolta evidenziarono delle modeste alterazioni dei parametri, lievi ma non del tutto rassicuranti. Si avanzo’ allora il sospetto di una latente malattia del sangue, scoperta proprio all’ esordio, per cui lo invio’ (dandosi un sacco di arie) dall’ ematologo. L’ ematologo sottolineo’ che le alterazioni del sangue sembravano indicare piuttosto la presenza di un’ infezione, per cui lo mando’ da un urologo nel dubbio di una infezione urinaria cronica. L’urologo fece effettuare delle ecografie, che non rilevarono nulla di particolare. Altra ipotesi: una malattia autoimmune?
Ogni volta altre analisi, altre indagini, altre visite. Ma nessuno riusciva a dare una spiegazione precisa alla sua febbre e ai suoi malesseri. Giuseppe si sentiva sempre più frustrato, impaurito, disperato. Aveva speso un sacco di soldi, di tempo, di energie, senza alcun risultato. Si sentiva solo, incompreso, abbandonato. E le analisi peggioravano. Un amico gli consiglio’ di venire a Roma per fissare un appuntamento con un noto luminare che, nel caso, avrebbe potuto ricoverarlo nel suo Ospedale. Nel frattempo, in attesa della visita, poteva essere ospitato qualche giorno presso un familiare residente a Collerotto. E cosi’ venne fatto.
Siccome aveva terminato i farmaci (che ormai prendeva a manciate) si reco’ all’ ambulatorio di borgata, dall’ anziano Casimiri per farsi ripetere la ricetta. La ricetta pero’ era un po’ troppo ricca e complicata, la diagnosi era molto confusa, lo studio era semivuoto ( quasi ora di pranzo) per cui Casimiri volle vedere direttamente il paziente.
Giuseppe entro’, e si sedette davanti al medico. Aveva un’ aria distrutta, e si dimenava sulla sedia. Spiego’ a Casimiri (con qualche difficolta’ dovuta alla differenza dei dialetti) della sua febbre, dei dolori muscolari che addirittura gli impedivano di sedersi comodamente. E mentre parlava vedeva gli occhi del medico che si facevano sempre piu’ attenti.
“ Dove e’ che i dolori si fanno piu’ forti? – chiese Casimiri – in quale parte del corpo?” “ Un po’ dappertutto, dotto’! Ma soprattutto al basso-schiena! A destra! Ormai non ci campo piu’…”
Casimiri non era piu’ giovanissimo ma, come amava dire “Saro’ anziano, ma mica vuol dire cretino!”. Non gli andava di fare solo il “ricettarolo” per cui volle visitare Marco, e lo fece sedere sul lettino.
Gli fece alcune domande, gli controllo’ la temperatura, poi lo fece spogliare e di sdraiare sul lettino. Gli ausculto’ il torace, gli palpo’ l’ addome, poi lo fece girare bocconi. A quel punto (ma Giuseppe non poteva vederlo) si illuminò.
"Signor Giuseppe, credo proprio di aver trovato la causa della sua febbre", disse. "E cosa sarebbe?" chiese Giuseppe, incredulo. Aveva girato un sacco di specialisti e ora… "Lei ha un ascesso gluteo profondo. Si tratta di una raccolta di pus all’ interno del muscolo, causata da un'infezione batterica. Puo’ essere dovuto a un pelo incarnito, a una puntura di insetto, a un trauma o, piu’ di frequente, da una iniezione intramuscolare andata in suppurazione. Ha fatto delle iniezioni, per caso?”. “Le vitamine!!! – esclamo’ sbigottito Giuseppe– Me le faceva la signora Carmela, la cugina di mio cognato, per darmi piu’ energia”.
A Casimiri scappo’ una risata: “Stia tranquillo, e’ una condizione benigna, ed e’ facilmente curabile con un drenaggio chirurgico e degli antibiotici. Ci vorra’ un po’, e le tocchera’ evitare di sedersi, per un po’ di tempo…”
Giuseppe non credeva alle sue orecchie: "Solo un ascesso da iniezione? Una sciocchezza simile? Ma come è possibile? Come mai nessun altro medico se n'è accorto prima?"
"Beh, forse perché nessun altro medico lo ha visitato fino al sedere”
“In verita’ – sguardo sbigottito – nessuno mi ha mai visitato! Tanto facevo le analisi!”
“Sa, - Casimiri, soprappensiero - molti medici (eccetto forse quelli della vecchia scuola) si limitano a fare le analisi e a guardare i referti, ma non esaminano il paziente con le proprie mani. E' un errore, perché a volte la diagnosi è sotto gli occhi, o meglio, sotto le dita di chi si degna di toccare. Lei e’ stato un po’ sfortunato, ma ora ha trovato la soluzione. Non si preoccupi, la sua febbre passerà presto. E se il problema ritorna, venga da me. Io la visitero’ tutto, da capo a piedi. Compreso anche il sedere." E rise…
Giuseppe era senza parole, non sapeva se ridere o piangere. Usci’ dallo studio con aria imbambolata, e all’ aperto respiro’ profondamente l’ aria fresca della primavera. Non sarebbe morto adesso, poteva tornale a casa, giu’ al suo paese, poteva riprendere i suoi progetti di vita. E lo avrebbe raccontato a tutti, che li’ c’era l’unico medico capace di visitare come si deve un paziente, e si chiamava Casimiri.
Da allora lo studio di Casimiri si affollo’ ancora di piu’. Nessuno si accontentava piu’ di una ricetta, tutti volevano essere visitati, tutti pendevano dalle labbra di uno stanchissimo Casimiri.
“Dotto’ – gli facevano gli amici - oneri e onori”…
Daniele Zamperini – 2024 Dal ciclo del Bar dello Zozzo
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