Inserito il 28 febbraio 2002 da admin. - professione - segnala a:
Č ben noto come, in diverse realtą sociali, il paziente affetto da infarto del miocardio possa subire trattamenti diversi come impostazione e come intensitą. Non č chiaro se esista una effettiva differenza prognostica legata alla diversa esperienza degli operatori che abbiano in carico i soggetti infartuati.
Per chiarire questo aspetto alcuni ricercatori canadesi hanno effettuato uno studio retrospettivo su tutti i casi di infarto del miocardio che erano stati trattati nello stato dell'Ontario negli anni dal 1992-1998. I medici coinvolti nello studio erano oltre 5000. Sono stati esaminati diversi indici statistici che hanno evidenziato come la mortalitą globale a 30 giorni dall'evento cardiovascolare, fosse pari al 13,5%. Veniva evidenziata una forte correlazione inversa fra probabilitą di decesso nella fase acuta e il numero medio di soggetti infartuati trattati annualmente dal singolo medico.
In altre parole si evidenziava come i medici che abitualmente trattassero il maggior numero di pazienti infartuati, avessero un minor numero di decessi a 30 giorni.
I dati apparivano statisticamente significativi: i professionisti che assistevano meno di 5 infarti l'anno presentavano una mortalitą a 30 giorni del 24,2%; i pazienti che avevano un alto numero di infartuati (oltre 24 l'anno) avevano invece una mortalitą del 19,6%.
Veniva quindi confermata l'importanza della esperienza clinica nel raggiungimento dei migliori risultai ottimali.