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IL DINAMITARDO
Inserito il 20 novembre 2024 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Ce ne stavamo in sala da pranzo a prendere un po’ in giro Parrocchi, il nostro Carabiniere di fiducia, che ci aveva riuniti (noi amici di borgata) per festeggiare con noi il suo anniversario di matrimonio.

Ovviamente, data la nostra vecchissima amicizia, non riuscivamo a resistere dal prenderlo un po’ in giro. Mentre le donne stavano insieme in cucina (a preparare il pranzo e, sospettavamo, a parlar male dei mariti) pure noi maschietti passavamo il tempo stuzzicando Parrocchi sulla sua attivita’ professionale che, almeno li’ in borgata, doveva essere parecchio noiosa.

Che ci poteva essere, di interessante, a dirigere una postazione di carabinieri in una borgata dove al massimo rubavano un portafogli o qualche gallina?

“ Invece vi sbagliate di grosso – fece ad un tratto l’ interessato – Adesso in effetti mi riposo, ma in passato ho vissuto anche io qualche avventura interessante… Come quella volta che ebbi a che fare con il terrorismo!”
Tutti drizzarono le orecchie; le sedie presero a stringersi intorno a Parrocchi. Ed era chiaro che, gettata l’ esca, ormai non poteva evitare di continuare…

“Era un po’ di anni fa, all’ epoca dei noti ‘anni di piombo’. C’erano stati diversi attentati, qualche sparatoria, ogni tanto un morto, insomma non si viveva per niente tranquilli. Io all’ epoca dirigevo un ufficio periferico dove di solito succedeva poco o niente; almeno fino a quel giorno in cui ricevetti una telefonata di allerta dal Comando per un Allarme Attentato.
Mi si drizzarono i capelli in testa (all’ epoca ne avevo ancora un bel po’) e mi affrettai a chiamare Guidotti, il mio amico dell’ Antiterrorismo.

“Alla stazione – mi fece Guidotti – hanno trovato un baule abbandonato, chiuso a chiave e molto pesante, del tipo gia’ usato in altri attentati!”
“ Va bene, ma non puo’ essere una semplice dimenticanza?” Chiesi io
“Si, va be’, solo che e’ molto pesante, chiusa a chiave e, soprattutto, un facchino ha sentito un ticchettio metallico venirne fuori”.
“Un ticchettio! Accidenti! Hai ragione, e’ davvero sospetto! E che avete fatto?”
“Quello che c’era da fare! Ho isolato l’ area per un raggio di cinquanta metri, ho transennato le strade, ho chiamato gli artificieri, che stanno arrivando. Ho chiamato pure i cani addestrati per gli esplosivi, ma devono arrivare dall’ aeroporto, e ci metteranno un po’… Perche’ ho dimenticato di dirti che il baule emana anche uno strano odore che non sappiamo riconoscere”.
“Cacchio! E nel frattempo?”
“Giorgetti, quel pazzo scatenato della squadra artificieri, vorrebbe trapanare il baule su un lato per introdurre un sondino e guardarne il contenuto; il capitano pero’ ha ordinato di aspettare i cani, se la bomba dovesse esplodere mentre Giorgetti ci sta lavorando…”.
“Ma allora e’ certo che sia una bomba…”.
“E certo, Parro’ – voce esasperata - che cacchio vuoi che sia? Pesante, chiuso a chiave, ticchettante… Hai qualche suggerimento?”

Attaccai il telefono pensieroso e preoccupato. Conoscevo Giorgetti e sapevo che non avrebbe resistito li’ senza fare niente. Era bravissimo, e avrebbe disinnescato qualsiasi ordigno, ma se fosse esploso proprio in quel momento…

Stavo li’ in attesa da diversi minuti. I cani stavano per arrivare, ma la situazione rimaneva ancora pericolosa. Anche se l’ esplosione avesse ucciso solo i cani sarebbe stata ugualmente una perdita molto grave, senza contare che non si poteva prevedere il raggio d’azione della bomba… “.

“Si, va be’, Parro’, - intervenne Teodoro – ma tu che c’entri? Dovevi parlarci di un caso tuo…”
Parrocchi lancio’ uno sguardo di stizzoso rimprovero: “ Aspetta, uomo di poca fede! Ora ti raccontero’ come ho risolto il caso!”

“Tu, dall’ ufficio?”
“Si, proprio io – una pausa per riordinare le idee – Mentre aspettavo le novita’, decisi di ricevere certe persone che avevano chiesto di me e stavano aspettando da una buona mezz’ora.
Entro’ una giovane ragazza, una moretta molto carina, con l’ aria insieme timida e spavalda di chi non sa come farsi valere.
“Ecco – esordi’ – io vorrei denunciare lo smarrimento di un bagaglio”.
Mi si drizzarono le orecchie “Che tipo di bagaglio?”
“ Ecco, io vengo dalla Sicilia a trovare dei parenti e i miei genitori mi hanno incaricato di portare un presente – mi guardo’ di traverso, con aria ancora piu’ smarrita – Una zucca, per fare un dolce come usa dalle nostre parti – ancora piu’ vergognosa, guardando il pavimento – Una zucca di quasi quindici chili, e io l’ho avvolta negli stracci e l’ ho portata dentro un baule insieme ad altra roba”.

Un baule!

“Solo che il tassista, alla stazione, ha dimenticato di caricare il baule e l’ ha lasciato sul marciapiede.”.

Credo di averla fissata in modo inquietante, quasi violento. Lei rialzo’ lo sguardo smarrito, con gli occhioni che mi fissavano imploranti.
“ Magari qualcuno l’ ha trovato, e potrei recuperare la mia roba. Non credo che possano essersene impossessati, era troppo ingombrante!”.

Io riuscii a rantolare poche parole. “E cosa c’era nel baule, oltre la zucca? Qualche strumento meccanico, magari di valore?”
“ Strumento meccanico? Ma no, non mi pare, c’era solo la sveglia che mi ha regalato mio padre, ma non vale niente, e’ una sveglia meccanica, di vecchio tipo, oltretutto fa un chiasso terribile!”

Emisi un profondo respiro, poi telefonai immediatamente a Guidotti, parlottai a bassa voce poi aspettai in silenzio, ignorando per diversi minuti i presenti, una risposta. La risposta finalmente arrivo’. Giorgetti aveva trapanato un foro…

Abbassai il ricevitore, poi fissai ferocemente la ragazza:
“ Signorina, lei non si rende conto di cosa ha combinato!”
Lei mi fisso’ con gli occhi che si spalancavano stupiti.
“Procurato allarme, ha fatto muovere decina di agenti, ha fatto spostare gli artificieri, fatto venire i cani dall’ aeroporto…”

Aveva gli occhioni spalancati e pieni di lacrime. Neri, bellissimi.

“Ma io – la voce era rotta, implorante – ho solo smarrito un bagaglio! La prego, cosa c’entro io con tutte quelle cose che mi sta dicendo? Io non ho fatto niente!”
“ Si fa presto a dirlo! Ma si rende conto del caos che ha provocato? E crede che non ci possano essere conseguenze? Crede di non doverla pagare, in qualche modo?”

Teodoro non resistette e interruppe il racconto:
“ Ma insomma, Parro’, come e’ andata a finire? L’ ha pagata, in qualche modo?”
“Altroche’ se l’ha scontata! Gliel’ho fatta pagare, e sono stato davvero cattivo! – una pausa ad effetto - Figuratevi che l’ ho pure sposata! Adesso la terrorista e’ condannata a vita in cucina!”

Ci fu una risata generale, con i maschietti riuniti attorno a Parrocchi, con grandi manate sulle spalle e commenti piccanti…
E proprio in quel momento vennero dalla cucina le donne, portando ciascuna un piattone fumante pieno di delizie da dividere tra i presenti.
Guardarono perplesse la scena davanti a loro, non sapendo come interpretarla.

Ultima entro’ Annamaria, la moglie di Parrocchi, portando un dolce dallo strano profumo di zucca.
“Questo e’ un dolce tipico delle mie parti, e per noi ha un significato speciale”.

Le risate aumentarono di volume. Quando poi gli avventori presero a gustare il dolce, cominciarono a fioccare rumorosi commenti ridanciani.
- “Che dolci speciali, un aroma davvero inconfondibile!”- commentava Casimiri.
- “Lo definirei ‘dirompente’ “ precisava Teodoro.
Lei sembrava non capire, ma quando Veronelli sottolineo’ il gusto addirittura “esplosivo” delle zucche siciliane, sembro’ che le si accendesse una luce nello sguardo…

Dapprima perplessa, poi sospettosa, poi addirittura feroce, guardava il marito, ancora ingenuamente inconsapevole.

Ne avrebbero riparlato piu’ tardi, diceva lo sguardo…

Povero Parrocchi!


Daniele Zamperini (2023)
Annamaria Pullara
Matite di Roberta Floreani
Dal ciclo del Bar dello Zozzo

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