Secondo lo studio STOPDAP-3 nei pazienti sottoposti a impianto di stent medicato a distanza di una anno non vi sono differenze tra ASA e clopidogrel.
Alcuni studi suggeriscono che un inibitore del P2Y12 dovrebbe essere l'antiaggregante di scelta nella prevenzione cardiovascolare secondaria anche se i dati non sono definitivi [1]. Partendo dalla constatazione che non esistono studi di paragone tra ASA e inibitore del P2Y12 dopo il periodo di doppia anti-aggregazione nel paziente sottoposto a impianto di stent coronarico medico è stato realizzato lo studio STOPDAPT-3 in cui sono stati reclutati pazienti con sindrome coronarica acuta oppure ad elevato rischio emorragico assegnati a 1 mese di trattamento con ASA + prasugrel e in seguito a solo ASA oppure a 1 mese di prasugrel seguito da clopidogrel. L'end-point primario, valutato a distanza di 1 anno, era formato da morte cardiovascolare, infarto miocardico, trombosi dello stent ed eventi emorragici [2]. L'analisi ha riguardato 5833 pazienti, età media 73 anni, 23,4% donne. Nel 74,6% dei casi i partecipanti avevano avuto una sindrome coronarica acuta e nel 54,1% erano ad elevato rischio emorragico. Non è si evidenziata nessuna differenza tra i due gruppi sia per quanto riguarda l'endpoint cardiovascolare sia per quello emorragico. Gli autori concludono quindi che fino a 1 anno dall'impianto di stent coronarico medicato gli esiti clinici sono simili tra monoterapia con ASA e monoterapia con clopidogrel. Lo studio porta un ulteriore contributo alla questione di quale sia la terapia antiaggregante di scelta nel paziente con patologia cardiovascolare ma per il momento ci sembra valido quanto concludemmo in una pillola precedente [1].
2. Watanabe H et al. Aspirin versus Clopidogrel Monotherapy After Percutaneous Coronary Intervention: 1-Year Follow-up of the STOPDAPT-3 Trial. Eur Heart J. 2024 Aug 31:ehae617. doi: 10.1093/eurheartj/ehae617.