La denervazione delle arterie renali secondo l'American Heart Association (AHA).
L'American Heart Association ha pubblicato una presa di posizione circa la denervazione renale nel trattamento dell'ipertensione. Riassumiamo brevemente i punti principali del documento che parte dalla constatazione che solo il 23% dei soggetti ipertesi negli USA raggiunge il target terapeutico di valori pressori. Nel 2023 la FDA ha approvato la denervazione renale come trattamento aggiuntivo per trattare i soggetti ipertesi non controllati con le modificazioni dello stile di vita e i farmaci. Questo nonostante molti trial effettuati, pur raggiungendo gli endpoint previsti, abbiano dimostrato un'efficacia modesta nel ridurre la pressione arteriosa in pazienti con ipertensione lievemente o gravemente resistente. L'associazione cardiologica americana sottolinea che la risposta dei pazienti alla procedura è molto variabile e sono necessari ulteriori studi per identificare i soggetti che potrebbero beneficiare maggiormente della denervazione. Tuttavia il profilo di sicurezza della pratica, almeno inizialmente, appare favorevole e sono in corso studi per valutarne efficacia e sicurezza nel lungo periodo. Però è necessario che il paziente sia accuratamente valutato da un team di esperti per determinare rischi e benefici prima di procedere alla denervazione. Sarà necessario anche considerare le preferenze del paziente che potrà scegliere se sottoporsi o meno all'intervento dopo opportuna e completa informazione. In ogni caso, conclude il documento la denervazione renale è una metodologia nuova a disposizione del medico per trattare l'ipertensione non controllata. Ricordiamo che si tratta di una procedura poco invasiva che sfrutta la via percutanea. Si inserisce un catetere a livello di un'arteria (di solito quella femorale) che viene fatto arrivare fino all'arteria renale. Qui il catetere rilascia energia sotto forma di radiofrequenze oppure di ultrasuoni o microonde in modo da produrre la distruzione termica delle fibre simpatiche renali. Le complicanze possono essere emorragie o ematomi a livello del sito di introduzione del catetere, ipotensione ortostatica transitoria, stenosi o danni delle arterie renali, pseudo-aneurismi. Quelle più gravi come i danni alle arterie renali o l'ischemia renale sono rare (inferiori all'1%).
Renato Rossi
Bibliografia
1. Cluett JL et al. Renal Denervation for the Treatment of Hypertension: A Scientific Statement From the American Heart Association. Hypertension. October 2024;81:e135–e148. DOI: 10.1161/HYP.0000000000000240