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Effetto del te’ sull’aggregazione piastrinica e sulla funzione endoteliale nei cardiopat
Inserito il 30 gennaio 2002 da admin. - cardiovascolare - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  



Lo stesso autore ha recentemente pubblicato due interessanti lavori sull’utilizzo del te’ nero (il te’ usato comunemente in occidente, assai diverso nella composizione dal te’ verde, consumato generalmente in oriente).
E’ noto come il te’ sia ricco di flavonoidi antiossidanti, costituiti soprattutto dall’epigallocatechina-gallato, nonche’ altri polifenoli con proprieta’ antiaggregante. Nel primo lavoro (pubblicato su "Arterioscler. Thromb. Vasc. Biol." 2001;21:1084-9) venivano somministrati 450 ml. di te’ o di acqua, a un gruppo di circa 50 cardiopatici randomizzati; si proseguiva poi con un trattamento costituito da 900 ml. al giorno di te’ nero o acqua per 4 settimane, secondo un disegno cross-over. Veniva valutata l’aggregazione piastrinica come risposta all’ADP o al peptide attivatore del recettore trombinico. Non si e’ rilevato nessun effetto statisticamente significativo da parte dei trattamenti somministrati, benche’ il livello plasmatico dei flavonoidi fosse aumentato dopo il trattamento con il te’, indicando l’assorbimento di questi componenti.
L’autore concludeva quindi che il te’ nero non influenza l’aggregabilita’ piastrinica nei soggetti cardiopatici.
Nel secondo lavoro ("Circulation" 2001;104:151-6) lo stesso autore ipotizzava che il te’ potesse ripristinare la funzione endoteliale nei cardiopatici, somministrando te’ nero o acqua, sempre con disegno di tipo cross-over simile al precedente, a 66 coronaropatici.
Venivano valutati gli effetti a breve termine (due ore dopo) e a lungo termine (dopo 4 settimane di trattamento) della somministrazione di te’; a questo fine veniva valutata la funzione vasomotoria dell’arteria brachiale mediante ultrasuonografia. Tale funzione migliorava dopo consumo di te’, sia a breve che a lungo termine, con differenza statisticamente significativa verso il gruppo trattato con acqua. Il consumo di te’ non aveva invece alcun effetto sulla dilatazione indotta dalla nitroglicerina essendo una vasodilatazione endotelio-indipendente.
L’autore concludeva percio’ che l’effetto benefico del te’ rilevato nei soggetti cardiopatici, potesse derivare non tanto dalla sua capacita’ antiaggregante piastrinica, dimostrata in vitro ma non confermata in vivo, quanto dalla sua capacita’ di ripristinare la funzione endoteliale, compromessa nei cardiopatici.


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