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LA VIA DELLE CANARINE
Inserito il 25 dicembre 2025 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

[Dai racconti del Bar dello Zozzo]

Mi colpì subito quel giovanottello entrato nel bar con l’ aria un pò smarrita, come uno che cerca qualcosa. E in effetti qualcosa cercava.

“ Scusi tanto, mi sa indicare Via delle Canarine?” chiese rivolto al barista.
Bruno, intento a controllare la schedina alzò seccato lo sguardo, comprendendo che non c’era ordinazione. “ Booooh! Mai sentita!”. E si rimmerse nella schedina.

Dato che al momento ero l’ unico avventore e non avevo l’ aria troppo feroce, si diresse verso di me e fece per ripetere la domanda, ma io lo tacitai subito con un gesto della mano e gli feci segno, con autorità, di sedersi davanti a me.
Come mi diverto, in questi casi, a fare il Sachem!
“ Per prima cosa si ricordi che è in un bar, e qui a Collerotto in un bar si ordina almeno un caffè. Provvedo io per conto suo, va bene? Io sono il Sachem”.

Il giovanotto era rimasto senza parole, annuì meccanicamente.

“Vede - ripresi dopo che Bruno ebbe portato i caffè (il secondo, quello per me, era una specie di sopratassa sul primo, a carico del cliente) – qui a Collerotto le strade sono conosciute con nomi particolari, che non risultano sulle guide. Colpa dell’ edilizia diciamo “selvatica” che c’è stata qui negli anni passati e del fatto che i ragazzini si divertono a staccare le targhe stradali. Così le vie prendono nomi inventati in loco. Scommetto che lei ha cercato col navigatore Via delle Canarine e non l’ ha trovata. È così?

Annuì, depresso e scoraggiato “ Non esiste, il navigatore mi dice che non esiste! Ma io ci devo arrivare, ci devo arrivare!”.
“ Ma perchè deve trovare questa via, cosa ci deve fare?” In realtà sapevo benissimo cosa stava cercando, ma mi ci stavo divertendo troppo
“ Affari personali!”
“ Bè, i suoi affari personali non mi interessano. Arrivederci”.
“ Ma mi deve aiutare!”
“E perchè? Lei fa il misterioso, lo faccio pure io…”.
“ Ma io non vedo perchè parlarle degli affari miei!”.
“ Io non vedo perchè parlarle di Via delle Canarine!”.

Alla fine cedette. Non ne dubitavo, era un tipino timido, non aveva la tempra per affrontare Collerotto, figuriamoci poi il Sachem!

“ Devo trovare una persona”.
Non dissi niente, e lui continuò.
“ È mia sorella Carmela”. - Io rimasi ancora zitto; a buon intenditor…. - “ Non la vedo da anni. – e siccome continuavo a tacere, non potè fare altro che continuare “Se ne è andata di casa qualche anno fa. Si era innamorata di un tipo conosciuto ad una festa, che ai nostri genitori non piaceva e dopo appena un paio di mesi, dopo una furibonda lite in famiglia, se ne andò. Ho cercato di difenderla, è una brava ragazza ma io in casa non contavo un cavolo”.

“ E adesso? “ ho chiesto io, con il mio sorriso dimmi-tutto-che-sono-un-amico. E in quel momento ero davvero interessato.

“ Ho ricevuto una lettera personale in cui mi pregava di non dire niente ai nostri genitori e in cui si diceva addolorata, che ci pensava, che ci voleva bene. Non ci diceva dove stava, accennava solo a una certa borgata così e cosà con una Via delle Canarine. Mi sembrava che la zona fosse questa. Devo ritrovarla. – al mio sguardo interrogativo – Me lo ha chiesto mio padre. Ha un tumore e non si sa quanto potrà vivere ancora. Vuole vivere il tempo che gli rimane con tutta la famiglia, la vuole unita, e vuole chiedere perdono a Carmela. Adesso capisci, Sachè? ”.

Avevo capito, e sapevo che pure Bruno, che apparentemente era isolato dal mondo, aveva capito. Gli lanciai un’ occhiata obliqua, lui fece un piccolo cenno con il pollice della mano destra verso l’ alto. Ci eravamo capiti.

“ Credo di ricordare dove sta una strada conosciuta come via delle Canarine, ma non è facile da spiegare. Vediamo… dovrebbe essere verso la zona del Secondo Colle, mi pare. Quindi deve proseguire qui davanti, alla terza traversa girare a sinistra, proseguire fino alla casa dei Benedetti (la riconosce perchè un tempo era intonacata di rosso) lì prende a destra va dritto e poi all’ incrocio la prima a sinistra che sembra tornare indietro; il primo o secondo incrocio – e pensieroso - o forse è il terzo? Bè, quella è Via delle Canarine”.

Il ragazzo partì come un razzo, sentimmo il motore della sua utilitaria che si imballava nella partenza a razzo.
Mai come Bruno, però, che con uno sguardo di intesa e un’ agilità inaspettata per quel corpaccione, prese la porta laterale, dove teneva la moto.

“ Carmela, vero Sachè ?”
“ Carmela! Potrebbe essere Fiorellino”.
Bruno partì a tutta velocità nella direzione opposta a quella presa dal giovanotto. Io mi spostai dietro il bancone, nel caso arrivasse qualcuno.

Non arrivò nessuno, e mi immersi nei miei pensieri. Mi dispiaceva aver preso in giro quel ragazzo, sembrava una brava persona, ma bisognava prima capire i desideri dell’ interessata. Carmela avrebbe voluto rivedere la sua famiglia? Se la sarebbe sentita di affrontare il milione di domande che le avrebbero fatto? E di confessare che tipo di vita aveva vissuto?

Me la ricordavo Carmela, anche se un pò vagamente. Una bella ragazza, giovanissima, dal sorriso aperto e la risata contagiosa. Una ragazza “solare” avrei detto, se ormai il termine non fosse stato abusato. Ma ingenua, e si era fatta incastrare da un tipo losco con un bell’ aspetto che, non avendo un lavoro fisso aveva pensato bene di avviarla alla prostituzione, insieme ad un altro paio. E ci aveva lucrato sopra alla grande finchè un cliente geloso lo aveva massacrato di botte.
Approfittando del suo ricovero in ospedale, le ragazze si erano volatilizzate. Carmela era arrivata a Collerotto, smarrita e spaventata, e lì le avevano detto di Via delle Canarine.

Le Canarine! Ragazze che venivano da una vita di prostituzione e illegalità e che cercavano una casa e qualcuno che le tenesse. C’era una palazzina abbandonata, la cui esistenza era pressochè ignota pure al Catasto e che aspettava solo qualcuno che se ne prendesse cura. Nessuno, nella zona, ne parlava, era uno dei segreti meglio custoditi di Collerotto, ne alludevano soltanto accennando appunto a una certa Via delle Canarine. Qualcuna se ne andava dopo un pò, forse si sistemava o forse riprendeva altrove il mestiere, qualcuna rimaneva. Carmela si era unita al gruppo, era rimasta e si era mantenuta facendo lavoretti, talvolta normali, qualche volta un pò meno.

Come tutte le altre si appoggiava, per la sua seconda attività, alla Casa dell’ Angelo ma Annabella ne parlava come una persona fondamentalmente “pulita”. Non derubava i clienti, non era sguaiata come altre, cercava di limitarsi a prestazioni “normali”.
Qualche volta passava per il bar, e da certe sue frasi mi era parso di sentire pentimento e rassegnazione. “ Anche questa è vita – diceva – Purtroppo a me è toccata così ma se lo avessi immaginato… “.
Adesso era tutto nelle mani sue e di Bruno.
Ma Bruno era convincente, quando voleva.

Arrivarono dopo pochi minuti. Carmela indossava una camicetta scollata e una minigonna, e aveva l’ aria spaventata, chissà se per la novità o per il sistema di guida di Bruno. Probabilmente per entrambi i motivi.

Parlammo concitati, accavallandoci perchè il tempo stringeva. La moglie di Bruno portò di corsa un maglioncino bianco da indossare sopra tutto, e un collant semiopaco.
Appena in tempo, perchè passarono pochi minuti che il ragazzo di prima irruppe nel bar, infuriato e urlante in romanesco classico.
“ Ma dove m’ hai mandato, Sachè? Ma li mortacci tua! Me sò trovato sperso in mezzo ai campi e dentro alla marana. Poi seguendo le indicazioni me sò ritrovato qui. Ma che cavolo m’ hai detto?”.

La marana, per chi non sia romanesco verace, è un canale che raccoglie i liquami, insomma una fogna a cielo aperto.

“ Ma forse non hai seguito bene le istruzioni – risposi serafico – terza a destra, proseguire e poi…”.
“ NO! – strillò – m’ hai detto la terza A SINISTRA!”
“ Ma guarda che ti sbagli! Hai confuso la destra con la sinistra; forse ci senti poco o ti manca il senso di orientamento. Io ho detto giusto, vero Brù?”
Bruno annui convinto. Solo chi lo conosceva bene poteva capire che stava rumorosamente ridendo sotto i baffi.
“ Però forse è stata una fortuna. Guardi un pò chi è capitata per caso da queste parti…”.

Solo allora i due ragazzi si guardarono e, prima esitanti poi di slancio, si gettarono uno nelle braccia dell’ altro. Si abbracciarono stretti poi si parlarono concitati e contenti, accavallandosi l’ uno con l’ altro, poi si riabbracciarono di nuovo, stretti.
Poi se ne andarono insieme, con Carmela che uscì per ultima, mandandoci un bacio con le dita.

“ Che pensi, Sachè, racconterà alla famiglia quello che ha dovuto passare?”.
“ Non lo so, le abbiamo offerta una chance ma in ogni caso sarà una scelta difficile, e sarà solo sua”.
“ Pensi che la famiglia accetterà di sapere? La riprenderanno?”
“ Se fosse figlia tua, Brù, che faresti?”
“ Me la terrei appiccicata, se Dio me lo permetterebbe”
“ Aho, le prediche di Donbà t’ hanno convertito al perdono! - lo sfotto - Però si dice se Dio me lo permettesse! I congiuntivi Brù, i congiuntivi!" E ridevo.
“ Io te meno, Sachè giuro che un giorno de questi se continui a sfotteme te meno, e se ancora nun l’ ho fatto è solo perchè sono soprumatamente bono”.
“ Si dice sovrumanamente, Brù”
“ Ho capito, te devo proprio menà ”.

Restammo lì a sfotterci e a far finta di litigare, da grandi amici come eravamo. E sapendo di essere veramente fortunati, ad essere amici così.

Al Bar dello Zozzo – Daniele Zamperini – 2020 –
Matite di Roberta Floreani

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