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LA SCOPERTA DELL' AMERICA
Inserito il 14 agosto 2025 da admin. - professione - segnala a: facebook  Stampa la Pillola  Stampa la Pillola in pdf  Informa un amico  

Quel giorno avevo deciso, come altri lunedì, di tradire il bar dello Zozzo.
Oddio, nulla di così grave: uscito di casa, all’ aria fresca di una mattina primaverile, mi ero diretto a fare colazione da Annabella, alla Casa dell’ Angelo.

Annabella, oltre che affittare le camere della Casa, gestiva pure un piccolo bar: una saletta che fungeva da soggiorno con una macchinetta per espresso non paragonabile a quella professionale di Bruno ma che faceva comunque un ottimo caffè. Il valore aggiunto, facendo il paragone con lo Zozzo, era la compagnia della proprietaria, una bella e gradevole signora di mezza età dai riccioli fluenti e la risata di gola.
Bruno sapeva benissimo quanto mi piacesse fermarmi lì ogni tanto a fare due chiacchiere, e da buon amico tollerava i miei “tradimenti” del lunedì.

Salvatore, ora medico ma ancora memore dei tempi in cui sbarcava il lunario lavorando in pasticceria, non mancava di dedicare un po’ di tempo, la domenica, a preparare un po’ di dolci (quelli siciliani, glassati, cremosi, buonissimi) da regalare ad Annabella per la gioia dei suoi clienti e soprattutto mia.
Però quella mattina il vassoio dei dolci era desolatamente vuoto.
A dire la verità non era proprio vuotissimo, erano rimaste le tracce del furto: si vedeva rimasta sul fondo qualche briciola di sfoglia e (orrore!) qualche macchiolina di crema al pistacchio.
“Oddio Annabè, ho sbagliato giornata? - sentii esclamare Giulio, entrato dopo di me - ma no, è lunedì! Che è successo, Salvatore sta male?”

Poi ci guardammo intorno, vedemmo alcuni ospiti inusuali e perfino Giulio capì che era una giornata “diversa”.

Annabella sorrise (che sorriso, quella donna!) “ No, Giulio, i dolci c’ erano, però sono stati presi tutti dalle Canarine, dalle Caravelle, ad essere precisi, che se le sono portate in camera per consolare Santamaria in crisi di sconforto”.
Giulio, universalmente noto come “ lo Scopone” nutriva il massimo rispetto per le Canarine, le ragazze allegre della borgata di cui lui era uno dei maggiori frequentatori, che abitavano tutte insieme in una casetta dietro la collina e affittavano le stanze lì alla Casa per svolgere la “professione”.
Evidentemente (pensammo tutti) c’era stato qualche problema serio, e, se le Caravelle ricorrevano ai dolci, bè, doveva essere certamente un problema di cuore.

Tebaldo, anima ingenua capitata lì come per caso, volle togliersi una curiosità, perché quelle tre professioniste, amiche del cuore, avessero quel soprannome.
“Sachè, me lo chiedo da un sacco di tempo, ma le Caravelle nun erano le navi de Colombo? Che c’entrano cò ‘ste ragazze?”

La storia dei soprannomi, a Collerotto, era in genere qualcosa di spontaneo e casuale, però nel caso specifico era stata involontariamente colpa mia. Dal mio osservatorio al bar di Bruno avevo visto le tre Canarine muoversi sempre insieme: si accompagnavano, si proteggevano, a volte perfino “lavoravano” addirittura insieme. Un giorno, ridendo, avevo detto che mi ricordavano le caravelle di Cristoforo Colombo, che avevano affrontato insieme l’ Atlantico a vele spiegate verso l’ ignoto e che, si racconta, avevano una propria distinta personalità, proprio come quelle tre.

“ Sapete – avevo raccontato ridendo ad Annabella – si dice che all’ epoca i marinai dessero alle navi i nomi (o i soprannomi) delle ragazze più apprezzate dei porti. Sì, proprio “quelle” ragazze, le fidanzate di tutti, le prostitute più apprezzate ed amate.
Per esempio si dice che una delle navi era stata chiamata la “Pinta”, cioè “la Pitturata”, perché questo era il soprannome di una professionista sempre molto truccata al punto che questa era diventata la sua caratteristica.
Un’ altra era soprannominata “la Nina” con la tilde sulla N, quel segno ondulato che sembra un’ onda marina e che fa leggere “Nigna”. Siccome la parola, in spagnolo, significa “Ragazzina”, “Piccolina”, doveva essere la preferita da chi amava le bamboline o comunque le donnine piccole”.
“ E la Santa Maria? – chiese Annabella, che si era interessata alla cosa – Che c’entra la Madonna?”.
Qui mi trovai un po’ in imbarazzo “ Mah! Mica lo so se davvero c’entra la Madonna! – poi presi fiato e mi decisi – Dicono che la candidata al battesimo della terza nave, quella più grande, fosse una che, diciamo così, esprimeva il meglio di sé con prestazioni professionali extra-location – mi guardarono tutti con aria interdetta – Non le solite e canoniche prestazioni per cui si usa ad esempio il preservativo a fini anticoncezionali – spiegai - ma altre, per altre vie dove tale pericolo non esiste”.
“Ah, il lato B!” disse una.
“Ah, la via orale!” disse un’ altra.
“Ma insomma che c’entra la Madonna” chiese la terza.
“ Bè dato che le autorità si rifiutarono categoricamente di chiamare la nave con i volgari soprannomi derivati dalle tecniche amatorie di quella donna, i marinai girarono astutamente intorno al problema con una dedica “in pectore”: in fondo la ragazza, per via delle sue preferenze professionali poteva essere considerata, tecnicamente, quasi una vergine, no? Insomma... Più o meno… Perciò, pensando a lei, intitolarono la nave alla più celebre Vergine della storia, anche se dentro tutti ridacchiavano conoscendo chi fosse la vera Vergine oggetto della dedica.

Così nacque il nome della nave, la Santa Maria, ma magari non è vero niente, è solo leggenda, e i nomi invece hanno un’ altra origine. Vedete voi…”.
Ai presenti invece questa versione piacque moltissimo, comprese le interessate.

Guardammo il terzetto: una piccolina, con l’ aria infantile, la Nina; una altera, rigida, coi capelli tinti di biondo e un rossetto rosso accecante, la Pinta; se poi la terza potesse fregiarsi del Santamaria non lo sapevo, ma tutte le altre annuivano entusiasticamente, e i soprannomi rimasero.

Ora però c’era qualcosa di grave che evidentemente aveva turbato Santamaria, e le amiche erano con lei in camera e cercavano di consolarla in tutti i modi, e facevano ricorso addirittura ai dolci di Salvatore, famosi perché tiravano su lo spirito meglio di qualsiasi stupefacente…

Mi rivolsi ad Annabella, anche se poi mi avrebbe preso in giro in eterno perché stavo facendo la parte del pollo.
“ Ma che cosa sta succedendo oggi? Di solito qui è tranquillo, il lunedì ci troviamo quasi da soli, ma guarda oggi quanta gente sta venendo qui alla Casa. È evidente che c’è qualcosa di particolare – guardai fuori della porta a vetri – C’è pure Zaccagnini con la sua automobile a noleggio, tutta lustra, e si sta avvicinando un gruppo di persone…
È strano, però, quasi tutti uomini. Per essere precisi – mi corressi vedendo aggiungersi un paio di adolescenti – quasi tutti individui di sesso maschile. ”.

Annabella rise, di quella sua splendida risata di gola “ Ma come, il Sachem non ha saputo?? – poi ridiventò improvvisamente seria – Doveva essere una giornata speciale, solo che si sta rovinando tutto…”.

Giulio, che era salito in stanza per aiutare a consolare Santamaria, riscese con l’ aria preoccupata.
“Sachè, sò preoccupato, manco i dolci di Salvatore sò bastati. Mò questa se suicida!”.
Lo afferrai per il colletto e tirai fuori la mia grinta feroce e il romanesco più trucido “A Scopò, si nun te sbrighi a spiegamme tutto giuro che te faccio emigrà in Alaska a forza de carci in culo!”
Dovetti essere convincente. Giulio si sedette con aria stremata su una sedia del bar “Sachè, possibile che non hai saputo niente? Ma nell’ ambiente ha fatto scalpore”.
“Frequento poco quest’ ambiente, io! - risposi in fretta evitando il calcio sotto il tavolo di Annabella – deciditi, spiega!”.
“ Bè , tu la conosci Santamaria, no? Almeno un po’ – precisò vedendo la mia occhiataccia – bè, l’ hai battezzata tu! Insomma, per farla breve Santamaria è pur sempre una ragazza, e come tutte le ragazze, capita che s’ è innamorata. Ma innamorata sul serio! Di Gasparino, il giovane che vedi girare col camion e fa i trasporti in borgata. Lo conosci, no? La famiglia gestisce pure un magazzino importante in una frazione fuori città .”

“ È un bravo ragazzo – intervenne Annabella - ed è capitato che s’è innamorato pure lui, e sul serio! Pensa, Santamaria s’è innamorata talmente che con lui faceva la grande eccezione, ed ha concesso quanto di solito non concedeva agli altri clienti. Quando è successo ho visto Gasparino scendere le scale barcollante, con l’ aria stravolta e stralunata di chi ha visto il sole. E sono andati avanti così per mesi, teneri come uccellini, e Santamaria aveva pure smesso di lavorare… Insomma, Sachè, hanno deciso di cambiare vita, lasciare la borgata e sposarsi. E pensa che Santamaria non vuole separarsi dalle sue amiche, vogliono cambiare vita tutte insieme, nel bene e nel male”.
“ Sposarsi??? A queste condizioni? E la famiglia di lui non ha fatto niente?”
“ Altrochè, li sentivano litigare urlando fino all’ altro capo della borgata, i giovani però sono più tosti di quanto si pensi, per cui hanno tenuto duro ed hanno convinto perfino Don Bartolo. In fondo Cristo non ha respinto la Maddalena, no? E – aggiunse pensierosa – il matrimonio doveva essere oggi. Don Bartolo li sta aspettando in chiesa ma Gasparino non si è presentato”.
“ Accidenti, adesso capisco! Per la ragazza deve essere stata una pugnalata al cuore. A parte il mestiere, se una persona è veramente innamorata, un colpo così la distrugge! È stata la famiglia?”
“ Non si sa, Sachem; lo Zaccagnini è qui fuori per accompagnare la sposa in chiesa ma temo che ormai sia andato tutto a monte.”
“ Lo credo che neanche i dolci di Salvatore siano bastati - rifletto pensieroso”. Così, all’ ultimo momento”.

“Tutto a monte!” Gridai agli altri presenti e cominciammo lentamente ad avviarci all’ uscita.

Fu allora, come nei migliori film americani, che squillò il telefono appeso al muro. Andò a rispondere la Pinta, che ascoltò qualche secondo poi lanciò uno strillo acuto e si mise a correre su per le scale lasciando il microfono penzoloni.

Lo raccolse Tebaldo che scambiò anche lui qualche parola al microfono poi attaccò e corse verso di noi
“ Contrordine, compagni!” strillò “ Le nozze si fanno! C’era stato solo un contrattempo con la macchina!”
E mentre noi ci adattavamo al nuovo cambio di programma, vedemmo scendere le tre amiche con Santamaria in testa, che, sorridendo di felicità e col volto rigato da lacrime di sollievo, seguita ai lati dalle altre due, si avviava verso l’ uscita dove Zaccagnini le aspettava con l’ automobile.

Vedendole procedere tutte e tre schierate, compatte, raggianti, non riuscii a resistere
“ Eccole lì – dissi ad Annabella – la Nina, la Pinta e la Santamaria stanno salpando con le vele spiegate alla ricerca della loro America. Speriamo solo che facciano un buon viaggio”.
Annabella mi tirò per un braccio “ Piantala di fare il filosofo e sbrigati a prendere la macchina, non posso fare tardi, sono una delle damigelle...”.
La guardai un po’ perplesso “Ma come, non ti sei organizzata, non hai già chi ti accompagni? A me non mi avevi mica detto niente! E se oggi non passavo?”.
Lei mi guardò, e rise di nuovo “Sachè, ma pensi proprio che una donna come me non si fosse accorta che non salti un lunedì, e non sapesse che pure oggi mi saresti venuto a trovare? Avresti forse il coraggio di dirmi di no? “.

Mi prese il volto e mi regalò un grande bacio sulle labbra, che fece voltare tutti i vicini.
Anche per me 'sto lunedì sarebbe stato speciale. Ed era valsa la pena…

“Ritorno al Bar dello Zozzo” . Daniele Zamperini – 2020
Matite di Roberta Floreani

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